"Se a vialter brava gent ve pias vegnì a teater, voo avanti a fà canzon: gh'hoo nò bisògn di alter; se poeu ve piasen nò, i e metti in del cassett e torni in su l'amaca a fà i mè bej sognett."

Se a voi altri, brava gente, vi piace venire a teatro, vado avanti a far canzoni: non ho bisogno di altro; se poi non vi piacciono, le metto nel cassetto e torno sull'amaca a fare i miei bei sognetti- da "Tromboni della pubblicità")

Georges Brassens e Nanni Svampa.

Con la sua poetica e ironia, il francese è, da decenni, un faro per molti cantautori italiani. Il milanese è uno degli ultimi cantori rimasti di una città che ha barattato la sopravvivenza con la sua identità.

Il loro incontro artistico nasce negli anni sessanta, quando il giovane Svampa si interessa alle trame canore del cantautore di Sète, morto nel 1981; già nel 1964 egli pubblica presso la Durium l’album Nanni Svampa canta Brassens

Negli decenni successivi il cantautore milanese ha percorso diverse strade: è stato uno degli alfieri dei Gufi di nostalgica memoria; negli anni settanta ha pubblicato la straordinaria Milanese. Antologia della canzone lombarda in dodici ellepì; ha infine ottenuto una beffarda fama da canzonettaro d’osteria (sebbene Le canzoni dell'osteria, pubblicazione del 1999 - stesso anno dell'album oggetto di recensione - meriti più di un divertito e - perché no? - malinconico ascolto).

Ma l’amore per Brassens non è mai venuto meno: nel 1971 viene bissato Nanni Svampa canta Brassens; nel 1977 Cantabrassens è inserito nella raccolta Cabaret italiano. Senza contare le numerose esecuzioni di brani del francese nei concerti. Nel 1999 viene infine pubblicato questo poco conosciuto W Brassens!, che di questa attività concertistica ne è una vivida registrazione.

W Brassens! si compone di diciassette brani (più il divertissement strumentale di Sala buia); gli adattamenti del cantautore milanese si distinguono da quelli di altri colleghi – dal misconosciuto Beppe Chierici all’inflazionato Fabrizio De André – per il quasi totale utilizzo del dialetto e per una perfetta ricontestualizzazione di persone, luoghi e vicende, generalmente nella città di Milano. E allora la tenera Margot diviene la ruspante Rita del quartiere dell’Ortica, così come - per usare lo stesso esempio che Svampa sottolinea nell’album - il marché de Brive-la-Gaillarde diviene il mercato di Porta Romana.

Il risultato è sorprendente: se si dimenticasse il titolo per un istante, si potrebbe quasi giurare che i brani cantati da Svampa siano nati in quella forma e per descrivere le atmosfere di cui narrano.

Sono pertanto non solo preservate, ma pure rese autentiche per l’ascoltatore italiano diverse tematiche presenti nei brani di Brassens: l’infedeltà de El temporal (L’orage in francese); la nostalgia del passato nella già citata La Rita de l’Ortiga, o ne I mè moros d'on temp; la vita ai margini della società, se non nel vero e proprio mondo della piccola malavita – dal delitto de I assassitt (nell’originale L'assassinat) all’agrodolce quadro sulla prostituzione di El rochetee (Le mauvais sujet repenti). Il tutto condito da tanta ironia, evidente nell’esilarante La Cesira (Fernande) e fino alla celebri Tromboni della Pubblicità (Les trompettes de la Rennomée) ed El gorilla (Le gorille).

Seppure io non sia milanese, Nanni Svampa contribuisce a rappresentare, per vicinanza geografica e culturale, quello che per me dovrebbe continuare ad essere la terra in cui vivo e di cui mi sento parte. E il fatto che questo valga anche per un album che, di fatto, contiene solamente adattamenti di brani francesi, beh: è straordinario.

Poscritto

Se qualcuno dovesse notare che i contenuti di questa recensione sono praticamente gli stessi della relativa pagina di wikipedia, beh: sappia che – al momento in cui scrivo – quella pagina l’ho scritta io.

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