Gli anni '90 sono stati un periodo altalenante per i Napalm Death. Dopo aver fondato il grindcore negli '80 grazie a due pietre miliari del genere quali "Scum" e "From Enslavement To Obliteration", il five-piece britannico si convertì al death metal con "Harmony Corruption" del 1990, senza però dimenticare le proprie radici.
E così, dopo altri ottimi dischi come "Fear, Emptiness, Despair" e "Utopia Banished", Barney Greenway e soci decisero di puntare su ritmi più lenti e riffs quasi industriali con "Diatribes" del 1996, disco che ammorbidiva decisamente il loro sound, e con "Inside The Torn Apart" dell'anno successivo. L'esperimento però riuscì solo a metà, visto che a brani davvero ottimi erano alternati altri abbastanza trascurabili. Così, dopo aver chiuso il contratto quindicennale con la Earache, i Napalm Death pubblicarono nel 2000, per la Spitfire Records, "Enemy Of The Music Business", a un anno di distanza dall'ottimo EP "Leaders Not Followers".
Questo CD ha costituito per il gruppo una grandissima rinascita, visto constatato che racchiude tutte le formule utilizzate dalla band nel corso della sua carriera. Difatti, si trovano tantissime influenze: oltre alla matrice death metal e grindcore, si trovano elementi presi dal punk-core e per di più viene recuperata quell'attitudine industrial del periodo 96-98. Per dare un'idea, "Enemy Of The Music Business" è un disco brutale ed irruente come gli esordi del gruppo, ma con una strumentazione ed una preparazione tecnica del tutto migliorata. E così che ci troviamo di fronte a vere e proprie boccate di fuoco come l'iniziale "Taste The Poison", vero manifesto del nuovo corso intrapeso dai cinque, oppure "Vermin", brano velocissimo degno dell'hardcore metal più furioso ed intransigente. La matrice death metal del gruppo è maggiormente evidenziata in brani come "Mechanics of Deceit" e in "Necessary Evil", con un chorus quasi melodico ed un ritornello palesemente hardcore. La vena punk-core è evidente in tracce come "Can't Pay Won't Play" e "Blunt Against The Cutting Edge", dove i nostri dimostrano di non essersi dimenticati della lezione di mostri sacri quali i Discharge.
I 14 brani dell'album sono in linea di massima abbastanza corti, sui due-massimo tre minuti di durata, ma nonostante ciò riescono ad essere sempre coinvolgenti e mai noiosi, visti i tantissimi cambi di tempo all'interno di una singola canzone e la varietà compositiva del lavoro in generale; complice inoltre un'atmosfera generale davvero irrequieta e terremotante, espressa sia nella musica che dai testi, sempre politicamente impegnati.
"Enemy Of The Music Business" è quindi un lavoro irruento, aggressivo, coinvolgente ed esaltante, ricco di adrenalina come nella migliore tradizione del combo inglese, un concentrato di metal estremo del tutto rinnovato e senza compromessi. Il primo di una serie di bellissimi dischi ("Order Of The Leech, "The Code Is Red..." e l'ultimo "Smear Campaign") che testimoniano che i Napalm Death sono tutt'altro che morti, anzi, si sono rinnovati e sono tornati ancora più cattivi che in passato, una vera e propria leggenda della musica estrema alla quale le nuove leve devono fare riferimento.
Da avere assolutamente!
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