Non credo di dover spiegare a nessuno chi sono e cosa rappresentano i Napalm Death per il metal estremo: i Napalm Death sono stati i padri putativi del Grindcore e per lungo tempo il combo più vicino alla cacofonia/follia nell'intero panorama metal, tant'è che agli esordi vennero malamente accolti dalle riviste di settore che li giudicarono come la peggiore band esistente (mmmmhh, fecero altrettanto anni prima anche con gli Hellhammer, prima incarnazione dei Celtic Frost). Di pari passo cresceva anche il folto novero di fan di questi folli di Birmingham: dal seminale "Scum" fino a "Mentally Murdered" mietono vittime in lungo e in largo, acquistano una valenza in campo internazionale, danno linfa vitale al settore portando una ventata di novità inusitata. In questo periodo i Napalm Death sono un open project, ne prendono parte i più prominenti e geniali artisti della fervente scena underground, tra i quali Nick Bullen e Justin Broadrick (Head of David e Godflesh), Bill Steer (fondatore dei Carcass), Lee Dorrian (poi fondatore dei Cathedral),Mick and Mitch Harris e Shane Embury (Unseen Terror).
E poi la deflagrante decellerazione che "Harmony Corruption" porta con sé: il mondo comincia a girare un po' più lentamente intorno ai nostri, la line up si definisce in modo chiaro, si gettano le basi per un futuro meno caotico. Entrano in pianta stabile il già gitato Embury al basso, l'ex Benediction "Barney" Greenway alla voce (???!!!!) e l'ex Terrorizer Jesse Pintado alla chitarra, più i due Harris, rispettivamente chitarra (Mitch) e batteria (Mick).
Si parte per la Florida dove i Morrisound Studio e soprattutto il guru del death metal Scott Burns li stà aspettando a braccia aperte. E qui succede qualcosa: sarà il produttore (che in verità ha la tendenza ad omologare il suono delle band con cui lavora), saranno le influenze apportate dai nuovi arrivati, sarà una sorta di maturazione a livello compositivo, ma "Harmony Corruption" lascia inizialmente i fan della prima ora a bocca aperta.
In questa release la band si presenta con un death metal alquanto tradizionale, edulcorando i tratti grind che avevano segnato le passate pubblicazioni e le reminiscenze hardcore/punk accellerate all'inverosimile lasciano il campo ad un più tradizionale songwriting di stampo metal. Ascoltandolo dà l'impressione di essere un lavoro volutamente low-fi, non esattamente estrinsecato del suo reale valore, fin troppo accessibile ad un pubblico già avvezzo a torride sonorità. La produzione è alquanto rozza e grossolana (se paragonate ad altre produzioni Morrissound del periodo) e tutto ciò porta a pensare che forse nelle intenzioni degli albionici ci fosse proprio la volontà di corrodere, di far marcire l'ambiente death tradizionale o anche di rendere omaggio a gruppi storici come i Repulsion molto amati da buona parte dei componenti del gruppo. Ad ogni modo non siamo certo di fronte ad un lavoro privo d'interessanti spunti critici quindi se cercate la violenza senza compromessi allora con "Inner Incineration" troverete pane per i vostri denti, mentre se gradite il nuovo corso la possente "Maliciuos Intent" non vi lascierà indifferenti. Con "Unfit Earth" i nostri rinforzano le loro credenziali death metal con la comparsata di John Tardy degli Obituary e Glen Benton dei Deicide alle backing vocals, mentre con la "hit" "Suffer the children" (ancora proposta nel gig set degli attuali live) riprenderete a viaggiare su un treno impazzitto sparato a tutta velocità.
Interessanti e significativi i testi che il buon Barney Greenway ha preparato per l'album, sempre centrati sulle difficoltà vissute dal tessuto sociale e delle angoscie di una modernità alienante.
In conclusione questo "Harmony Corruption" è sicuramente da considerare come un pezzo di storia, oltre che un caso isolato nella discografia della band per la tipologia di suono espresso, che ha gettato le basi per i Napalm Death futuri che riprenderanno il loro percorso evolutivo dal successivo "Utopia Banished" verso lidi inesplorati di contaminazioni al limite dell'industrial.
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