Narciso Yepes, un nome poco noto ai più, ma prevalemente a chi non conosce il mondo della chitarra classica.
Un uomo distinto, calvo e con occhiali, che nel 1964 inventò la chitarra a 10 corde per adattare lo strumento alle antiche composizioni per liuto, sembrava più un professore che un musicista, insomma, tutto l'opposto della stereotipata immagine di chitarrista spagnolo con capelli lunghi e basettoni che suona il flamenco.
Il signor "Giochi Proibiti" era solito rispondere: "non suono con i capelli" a chi lo prendeva in giro per il suo aspetto, e, che il suo nome richiamasse subito alla mente l'omonimo film suscitava in lui un certo malumore per il fatto di essere ricordato (nonchè maggiormente noto) quasi esclusivamente per averne interpretato e resa famosa la colonna sonora (una serenta tradizionale spagnola di autore anonimo), che sebbene sia un pezzo gradevole ed orecchiabile non è niente di particolare per un chitarrista in grado di eseguire le più intricate partiture del repertorio folcloristico spagnolo e della chitarra classica in generale.
I contenuti di queste registrazioni ne sono la prova: Yepes interpreta Tarrega, e se Yepes è sconosciuto ai più, Tarrega lo è ancora maggiormente, dato che non è neache un nostro contemporaneo. Tarrega è stato uno dei più grandi chitarristi e compositori che la Spagna abbia mai avuto, le sue partiture sono state studiate da qualunque chitarrista classico si rispetti, tra cui il più noto Segovia. Tarrega (insieme a Segovia appunto, ma molto prima) è stato uno dei chitarristi a cui dobbiamo lo sviluppo della chitarra classica a cavallo tra l'ottocento e il novecento, epoca in cui lo strumento che faceva la parte del leone era il pianoforte. Lo stesso Francisco Tarrega prese delle lezioni e suonava il pianoforte, ma amava la chitarra e le parole del suo maestro Arrieta: "La chitarra ha bisogno di te, e tu sei nato per lei" lo convinserò definitivamente a dedicarsi allo studio dello strumento preferito.
Yepes, interpreta in tal sede alcune tra le più importanti composizioni del maestro spagnolo, tra cui "Recuerdos de la Alhambra", scritta di ritorno da un viaggio a Granada, la "Danza Mora" la cui ispirazione Tarrega la trasse invece da un viaggio in Algeria, oltre ad altre grandi composizioni che appartengono principalmente alla categoria della musica classica espressamente scritta per questo strumento, con lievi sfumature di flamenco e le contaminazioni tipiche del genere che vanno dal tango ai virtuosismi tipici del "tocar" spagnoleggiante rappresentato dai cosiddetti "Estudios".
Questa recensione è in realtà divisa in due, perchè se da un lato le composizioni sono di Tarrega, e quindi la materia principale appartiene a lui, è anche altrettanto vero che l'interprete è di tutto rispetto e merita una notevole considerazione. Al di la della tecnica, l'interpretazione di un pezzo composto da un altra persona richiede comunque devozione e passione affichè possa riuscire al meglio, cose che il maestro Narciso, quale grande e sensibile musicista che era, ne aveva da vendere.
L'analisi canzone per canzone, o il cercare di descrivere emozioni a riguardo credo che sia profondamente inutile. L'ascolto del vibrare delle corde di nylon sul legno, mentre si riesce perfino a percepire anche la presenza fisica del chitarrista che sta suonando, rappresenta una ricercatezza interiore e una disponibilità all'ascolto a cui è predisposto chiunque ami la chitarra ed un certa forma di espressività musicale.
"La cosa più importante in un uomo non è quello che sa, ma quello che è." - Narciso Yepes
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