Innanzitutto Nargaroth, one-man band tedesca dell’enigmatico Kanwulf, rappresenta una delle prime realtà black metal centro europee, formatasi addirittura nel lontanissimo 1989.

Non è mai facile descrivere in qualche riga un lavoro scaturito da menti così personali nel loro modo di vivere l’esistenza, e quando si parla di Kanwulf, la cosa si fa ancora più complessa; trattasi infatti di uno dei personaggi più schivi e riservati nella scena – penso che le interviste rilasciate si contino sulle dita di una mano- e forse è proprio questo isolamento che rende le sue opere così sentite e pregne di significato. "Black Metal Ist Krieg" – black metal è guerra- del 2001, rappresenta la quarta fatica in studio (demo escluse) della band, ed è visto dal frontman stesso come una sorta di tributo al movimento nord-europeo.
Il disco si apre con una intro abbastanza canonica nel genere proposto per poi lasciare spazio alla monolitica titletrack, episodio molto violento, laddove la scarnissima voce del singer da il meglio di se. “Far beyond the stars”, coversong degli Azhubuam Haani, lascia intuire qualche melodia in più ma rimane comunque pesante su ritmi abbastanza cadenzati.

E’ il turno di “Seven tears are flowing to the river”, bellissimo pezzo, dalla malinconia unica, che rasenta il quarto d’ora di durata e che non stanca mai, sicuramente uno dei migliori pezzi dell’album… ”I burn for you”, Lord Foul cover, è una breve black metal song piacevolmente ripetitiva dove ancora una volta Kanwulf fa sfoggio di corde vocali se non altro molto resistenti; “The day Burzum killed Mayhem” si fa già capire dal titolo, pezzo di dieci minuti circa dal sapore particolarmente amaro e nostalgico che si apre con i notiziari di quella maledetta mattina… song comunque canonica ma intelligente.
La tensione si riabbassa con una cover dei Root, scritta in una lingua centroeuropea non meglio specificata ma molto simile al rumeno e allo slavo, molto corta ma dotata di un riff veramente “groovy” se è possibile usare il termine per una black metal song… Altri dieci minuti di musica vengono da “Amarok-Zorn des lammes III” dove addirittura la prima strofa viene cantata da due voci pulite, una maschile e una femminile. “Erik, may you rape the angels”, dedicata all’amico Erik Brodreskift, batterista degli Immortal suicidatosi nel 1999, è un’altra canzone malinconica e nostalgica che parla delle morti illustri all’interno della scena più decimata da lutti del metal.

L’ultima cover dell’album è “The Gates of Eternity” dei Moonblood, classica canzone black dai ritmi non tiratissimi all’inizio, per poi accelerare nella seconda parte; chiude il tutto “Possessed by black fucking metalvero e proprio inno al genere dove si notano le influenze dei Darkthrone nel riffing e nella ritmica.

'Black Metal Ist Krieg' è un disco fondamentale non solo per la sua bellezza esplicita ma anche per i suoi significati intrinseci, ricchi di riflessioni dell’artista che esprime tutta la sua rabbia e la sua tristezza in un opera completa sotto ogni punto di vista, dal packaging stranamente curato alla sostanza già descritta.
Questo dischetto di un’ora e dieci rappresenta per me una pietra miliare del genere, un must per gli appassionati e non escludo che qualche riff potrebbe piacere anche ai profani. Consigliatissimo l’ascolto, quantomeno per rendersi conto che il true black metal non esiste solo in Norvegia e che i sentimenti si possono esprimere benissimo pur suonando un genere estremo.

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