Con la pubblicazione di questo live, la cui uscita s'è fatta attendere per molti, forse troppi anni, si conclude definitivamente l'avventura discografica dei Nasum, il gruppo che, probabilmente, meglio ha saputo interpretare e dare nuova linfa ad un genere spesso rigido e poco propenso all'innovazione come il grindcore: una carriera iniziata nel lontano 1992, passata attraverso l'uscita di quattro grandissimi album e della colossale raccolta "Grind Finale", nei cui due CD sono riuniti i numerosi EP e split, le partecipazioni a compilation e un abbondante numero di brani inediti registrati durante i 12 anni di esistenza dalla band svedese, scioltasi in seguito alla tragica morte del cantante e chitarrista Mieszko Talarczyk, perito nello tsunami del 26 dicembre 2004.

Registrato nel gennaio del 2004 ad Osaka con la formazione finale a 4 membri presente anche in Shift, ultimo album di studio dei Nasum, (oltre a Mieszko Talarczyk, troviamo Urban Skytt alla chitarra, Jon Lindqvist al basso e Anders Jakobson alla batteria), "Doombringer" ripercorre attraverso le sue sedici tracce la storia della band, dal primo album, "Inhale/Exhale", fino al terzo, "Helvete" ("Shift" uscirà nella seconda metà del 2004). La produzione, semplice e pulita oltre che incisiva quanto i brani presenti nel disco, trasmette tutta la carica live del complesso, che offre all'ascoltatore una prestazione veramente convincente e coinvolgente.

Nel disco, praticamente un EP vista la brevissima durata (appena 23 minuti, più il video di "Scoop" come bonus), si susseguono senza interruzione pezzi diretti, veloci e aggressivi, in un crescendo di intensità oltre che qualitativo. Dopo un inizio un po' in sordina con "Corrosion" (in questo caso, la versione originale è indubbiamente migliore), il terzetto formato da "Doombringer" "Just Another Hog" ed "Inhale/Exhale" svela tutto il potenziale dei quattro svedesi: lungo la durata del live i brani più datati, semplici e diretti (la trascinante "Inhale/Exhale", "Löpandebandsprincipen") si alternano con disinvoltura ad altri appartenenti all'ultima fase della formazione, decisamente più elaborati a livello compositivo (ottime le versioni di "Scoop", della succitata "Just Another Hog" e soprattutto di "Relics", che nella sua tensione costante è forse il miglior episodio del lotto).

Sono poche le critiche che mi sento di poter muovere a "Doombringer": prima fra tutte, la durata, cui già ho fatto precedentemente cenno: il disco è decisamente troppo breve, soprattutto vista la qualità delle tracce presenti (in sostanza, avrei gradito un maggior numero di tracce). Un po' scarna inoltre la confezione, limitata ad un semplice digipak dalla grafica decisamente spartana, con solo un breve intervento del batterista Anders Jakobson in cui vengono descritte le circostanze in cui il live è stato registrato (in ogni caso, niente di fondamentale).

Per il resto, nonostante non compaiano tutte quelle che a mio avviso sono le migliori composizioni del gruppo, la scaletta è di ottimo livello, così come l'esecuzione: fedele a quella da studio per i brani tratti da Helvete, caratterizzati tuttavia da una maggiore urgenza legata alla resa dal vivo; addirittura migliore, in molti casi, per i pezzi più datati che, reinterpretati attraverso il sound più "pieno" dei Nasum dell'ultimo periodo, suonano ancora più potenti e ricchi si spunti rispetto agli originali (vedi a questo proposito "This is..." o "The Masked Face" e la velocissima "Den Svarta Fanan", che chiude egregiamente il disco).

Certo, non è un disco fondamentale, per quello ci sono i precedenti (capo)lavori della formazione di Örebro: ma sebbene conscio di trovarmi di fronte a un prodotto rivolto più che altro a chi voglia avere proprio tutto del gruppo, non posso esimermi, per la bontà dei contenuti, dall'assegnargli un voto più che positivo. 

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