Aggiungere qualcosa ad un capolavoro può essere, in linea di principio, un'operazione rischiosa. I contenuti inseriti in un secondo momento potrebbero non essere all'altezza di ciò che li ha preceduti, rovinando quindi almeno in parte l'aura di perfezione dell'intero prodotto. In un periodo in cui l'industria videoludica spezzetta sempre di più le sue creazioni ci vuole grande maestria per evitare di cadere nella trappola e proporre qualcosa che, pur essendo legato ad un contesto più ampio, viva di vita propria. L'ultima fatica di Naughty Dog riesce nella difficile impresa.
Il primo e unico DLC single player di The Last of Us si snoda, alternandoli, su due binari paralleli: senza svelare troppi dettagli, uno di questi si incastra all'interno del viaggio attraverso gli Stati Uniti di Joel ed Ellie, mentre l'altro va a ripescare la giovane protagonista quando, qualche anno prima, era rinchiusa in un orfanotrofio nella zona di quarantena di Boston. In questo luogo tanto sicuro quanto opprimente sarà il reincontro con una vecchia amica, Riley, a dare il la a tutta la vicenda.
Il più grande pregio di Left Behind consiste nel raccontare temi già affrontati nella campagna principale (sopravvivenza, lealtà, lutto) in modo diverso nelle due sottotrame che lo compongono, rimanendo però sempre tremendamente efficace. La parte legata al viaggio con Joel rimane fedele a quanto visto in precedenza: risorse e munizioni sono scarse (quasi assenti in modalità Sopravvissuto), i nemici spietati e reattivi nello stanare ed attaccare il giocatore, siano essi umani o infetti. La maggior parte del tempo verrà inevitabilmente spesa a nascondersi per pianificare con intelligenza la prossima mossa oppure a frugare in ogni angolo alla ricerca di oggetti utili. Sotto questo punto di vista l'aggiunta più interessante riguarda la possibilità in alcuni frangenti di aizzare i clicker contro i banditi: lo scontro fra le due fazioni permetterà di svicolare velocemente senza essere visti oppure di attendere la fine della battaglia per esplorare i dintorni con più calma.
Se quanto detto fino a questo momento parrebbe etichettare Left Behind come un semplice more of the same, pur di qualità elevata, la parte di avventura in compagnia di Riley è invece una piacevolissima sorpresa. Salvo brevi tratti, il combattimento lascia il posto ad una esplorazione lenta, scandita dai dialoghi che tratteggiano a poco a poco il rapporto tra le due amiche. Si ha modo di scoprire il lato più giocoso e spensierato di Ellie, una parte del suo carattere che per forza di cose non avrà molte occasioni per uscire allo scoperto nel tremendo viaggio narrato nella campagna principale. Il crudele mondo segnato dall'epidemia lascia il posto ad una dimensione più fanciullesca in cui le protagoniste possono eccezionalmente godere di alcuni svaghi tipici della loro giovane età, in un susseguirsi di eventi che condurrà il giocatore verso un finale ben noto a chi ha già completato The Last of Us, ma non per questo meno amaro.
Dal punto di vista tecnico il motore grafico è ovviamente lo stesso utilizzato per il gioco principale e rappresenta una pietra miliare nella storia dei videogiochi su console. Texture, illuminazione degli ambienti e animazioni facciali dei protagonisti sono di livello assoluto e raggiungono vette mai toccate prima da nessun altro titolo su PS3. Volendo andare a cercare il pelo nell'uovo, il frame rate si attesta su livelli leggermente più bassi rispetto alle produzioni precedenti di Naughty Dog (Uncharted 3 su tutti) ma questo non inficia affatto la qualità complessiva, data la natura tutt'altro che frenetica dell'esperienza di gioco.
La longevità di Left Behind oscilla tra le tre e le cinque ore, a seconda del livello di difficoltà prescelto dal giocatore. Il consiglio di chi scrive è quello di farsi coraggio e partire subito in modalità Sopravvissuto, così da apprezzare in pieno lo spirito di questa avventura. Sebbene alcune parti siano oggettivamente molto impegnative, l'esperienza non diviene mai troppo frustrante grazie a chekpoint distribuiti con una frequenza che forse gli amanti dei videogiochi survival anni '90 giudicheranno un po' eccessiva. Rimane il fatto che con Left Behind lo studio di Santa Monica riesce ancora una volta a proporre un prodotto di qualità elevatissima e al contempo profondamente staccato dalle mode videoludiche del momento.
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