Se in alcuni casi l'essenza del capolavoro è immediatamente percepibile, in altri è inizialmente nacosta, da scoprire: un dipinto ci svela subito la sua bellezza, un disco bisogna ascoltarlo, e un libro bisogna leggerlo, etc.. certo alcuni dettagli possono lasciar intuire qualcosa, ed è proprio in questo caso che - secondo me -  a volte il capolavoro letterario ha anche la forma e non solo la sostanza del capolavoro.

Spesso, spessissimo, pesante come la Bibbia e tosto come la Divina Commedia il blocco da mille pagine di "Cryptonomicon" ha il PESO del capolavoro che lo rivela fin da subito.

Uscito nel '99 all'alba del nuovo secolo è almeno per me il libro più meravigliosamente bello a) del mondo b) di quel genio di Neal Stephenson, una perla che segue altre sue opere immense, luminose pietre miliari della letteratura come "Snowcrash" e "L'era del diamante"  (ma questo è più pieno, più raccontato, più roboante) e pazienza se stavolta esce per una major anziché per le edizioni Shake.
Essendo perlappunto questo il libro più bello del mondo, l'ho regalato parecchie volte ma non mi ha mai ringraziato nessuno: troppo lungo, troppo noioso, etc. etc. mò lo regalo recensitivamente anche a chi tra voialtri non lo conosce e spero di seminare meglio (e veder crescere qualcosa).

Ironico e spiritoso, cinico e iperdocumentato, Stephenson è il maestro del futuribile ("Snowcrash" è considerato il padrino di Second Life) ma qui futurizza poco. Qui racconta. E lo fa come solo lui - ma veramente solo lui - sa fare. Più storie si intrecciano in un matassone da cui si esce non solo vivi ma talmente soddisfatti da pregare di averne ancora: se molti hanno puntato il dito sul fatto che i finali del nostro dopo un lungo dipanarsi di pagine fantasmagoriche siano spesso un po' tirati via (non posso dar loro del tutto torto, effettivamente) qui sono d'accordo che il finale si riveli un po' "flat" e un po' semplicistico ma sono più che altro d'accordo con chi ha scritto che si prova un certo disappunto per il finale soprattutto perché un libro così vivido e così pieno - purtroppo - è finito.

Il tour de force di Stephenson qui ci porta dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri, raccontando le storie di diversi personaggi: quelli di allora come Lawrence Waterhouse il genio matematico decrittatore al servizio di sua maestà, Bobby Shaftoe il marine specializzato in missioni al limite, il soldato giapponese Goto Dengo, e il misterioso e quasi magico Enoch Root più quelli di oggi, i nipoti dei primi due, il - guarda caso - genio del computer Randy Waterhouse e la tostissima Amy Shaftoe, il bieco Andrew Loeb (la nemesi di Randy) insieme ad una manciata di altri, tra i quali simpatici cameo che buttano dentro personaggi come Mc Arthur, Yamamoto, Alan Turing, etc. etc.

Sintetizzare la trama che dipana qui Stephenson è come spiegare la caduta dell'Impero Romano e tutto il Medioevo fino al Rinascimento in tre righe, comunque in sintesi abbiamo il prode Randy che decide di creare in un ricchissimo mini-stato alla Brunei un luogo completamente sicuro per lo stoccaggio di dati informatici (la Cripta). Entrato in contatto con Amy Shaftoe per la posa di cavi subacquei nelle Filippine, i due si troveranno coinvolti in una ovviamente lunga ed intricata catena di eventi che si focalizzeranno pian piano sul recuperare un tesoro in oro sepolto durante la guerra dai tedeschi e dai giapponesi proprio nelle Filippine. Oro a cui - ovviamente - sono interessate anche molte altre persone, non tutte carine e gentili.

Il libro ha molte parti spietatamente matematiche e/o internet-computeristiche, attraversare le quali può risultare dal noioso al divertente, dipende ovviamente da chi legge. A me non hanno stufato e le ho interpretate come il rosmarino da mettere nel sugo: c'è chi gli piace e chi no. se uno non gli piace non lo mette o se lo trova al più non lo mangia. Impareggiabili la scrittura di Stephenson - semplice ed efficace, da quando declama a quando viaggia terra terra - e soprattutto il suo humor. Inesauribile. Eclettico. Eccentrico. Salta fuori quando meno te  lo aspetti e ti stende. Valga per tutti l'episodio in cui Goto Dengo, sopravvissuto ad un incredibile serie di peripezie, ripara finalmente in un campo giapponese e gli viene chiesto - indipendentemente dalla sua abilità con la mitragliatrice e dalle sue cognizioni ingegneristiche - di andare a caccia di pipistrelli per procurare del cibo. Provare per credere.

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