Inizia come una cascata di acqua ghiacciata ripresa al rallentatore, il ritmo, lento ma incalzante, ti fa tremare le ginocchia, ti butta su un ciglio di strada sul deserto, il centro del cosmo.
Il wah wah wah ti solletica le orecchie, è musica stonata, musica che ti acchiappa i testicoli, te li attorciglia, ma provoca anche un piacere infinito come se a farlo fosse Angelina Jolie vestita da dominatrix.
Nebula fanno una musica acidata e maledetta, ma di quella buona, non tirano fuori i demoni dal cassetto delle tue vergogne, piuttosto indulgono e ti fanno sentire padrone del tuo party, della tua rovina, dammi un'altra pasticchetta. Hunter Thompson kiss my arse.
Al contrario di altri gruppi stoner che hanno scelto la via più facile, svendendosi seppur spacciandosi per rockers duri amanti della musica e la "sperimentazione", i So-Cal Eddie, Ruben e Mark, preferiscono continuare a fare ciò che più gli aggrada, anche se questo significa non avere un tour bus e dormire sui divani degli amici che li ospitano da una città all'altra, quando sono in tour.

Fosse solo per questo, i ragazzi meriterebbero rispetto. Ma "To The Center", primo album sotto la Sub Pop, merita rispetto anche per il sound, sporco e accattivante, coprodotto da Jack Endino; un sound che ti proietta in una dimensione parallela di "psichedelia", mille soli sfuocati, sabbia in bocca, allucinazioni migratorie di 47 minuti, che, quando finiscono, ti lasciano stremato e con la voglia di prendere un pick up track e scappare alla volta del deserto del Nevada.
"Come Down" è irresistibile, devi muoverti, ballare, giocare a fare l'air guitar, fare boccacce allo specchio, anche tu sei rockstar per un giorno.
"Whatcha Looking For" continua con la stessa energia, lap dancers un po' sfatte che muovono il culo per aria, chissenefrega, dammi un'altra birra bro, let's have a laugh, monta sul mio cavallo baby, andiamo a vedere il tramonto ai confini del mondo.
"Freedom" ti lascia l'uscio aperto per spiritualizzare il tuo ego, la batteria serrata che segue "realise your freeeeeedom", renditene conto ragazzo, usala e non buttarla via come un coglione, il tuo tempo è ora, domani potresti essere già morto.
"Antigone" è da ascoltare a volume indecente, con la macchina piena di birre e psylocibina, sentiti dio e fottitene del resto.
Mark Arm presta la sua voce tagliente nella cover degli Stooges "I need Somebody", ovvio tributo rimasticato e sputato via senza parodia, rendendolo forse ancora più cool dell'originale, viene da toccarsi e fare autoerotismo dei più disinibiti.
Tutti i pezzi hanno qualcosa di speciale, una matrice pura di amore per la musica, varcare le porte della percezione e lasciarsi andare, fino all'ultima traccia "You Mean Nothing", una distorsione alla decenza, un grande, gigante Fuck you all, un trip loro che diventa anche mio.

I'm on the top of the world, fuck everything, fuck you all. I've got Nebula to ride me tonight.

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