Dopo che si erano sciolti nel 1989, ci vollero nove lunghi anni di silenzio perché i Necrodeath, una delle realtà più solide del metal estremo nostrano, si riformassero. Una volta ingaggiati il cantante Flegias dagli Opera IX e il bassista John la band genovese, dieci anni dopo il suo scioglimento, pubblicò subito un nuovo album, desiderosa di dimostrare che i bei tempi di "Fragments Of Insanity" stavano per tornare: uscì così "Mater Of All Evil". Il lavoro venne generalmente ben accolto dai seguaci dei Necrodeath, il cui sound non era assolutamente stato smorzato dalla lunga pausa. "Mater Of All Evil" è un disco improntato alla commistione di Thrash e Black metal tanto cara al gruppo ligure: con "Black as Pitch", rilasciato due anni dopo (2001), sostanzialmente si riparte da qui.

In quest'album traspare la cinica volontà dei Necrodeath di annichilire l'ascoltatore, ora più che mai. "Black As Pitch", infatti, è forse l'album più duro mai prodotto dalla band. Due secondi di tenue batteria, prima che la voce violentissima di Flegias, degnamente supportata dal muro sonoro della chitarra di Claudio, intervenga a spianare la via: "Red As Blood" parte così. Il disco è notevolmente influenzato da gruppi quali Slayer (soprattutto nei riffs di chitarra) e Kreator: un Thrash devastante e rapidissimo trascina l'ascoltatore dall'inizio alla fine, arrivando a toccare vette Black-Death. Le tracce scorrono omogenee, accompagnate dalle urla laceranti di Flegias, che ben contribuiscono ad evocare un'atmosfera estrema. "Burn and Deny" presenta al fruitore la prima chitarra acustica dell'album, il cui utilizzo rende il sound ancora più tenebroso e occulto, e che ritroveremo in "Church's Black Book." Da notare, infine, che "Sacrifice 2k1" è una rielaborazione del brano "Eucharistical Sacrifice" del disco sopraccitato "Fragments Of Insanity".

"Black As Pitch" è sicuramente suonato in modo dignitoso (davvero notevole la prestazione di Peso dietro le pelli) e, nonostante tutte le tracce abbiano le medesime caratteristiche di fondo, riesce a non annoiare, e per un lavoro brutale di questo genere non è poco. Tuttavia, la scarsa originalità e una produzione che, seppur curata, ha reso il sound troppo potente, appiattendo le canzoni e affossando l'ugola di Flegias dietro gli strumenti, sono le pecche che impediscono al lavoro di elevarsi al rango di "capolavoro". Per non parlare poi della conclusione di "Church's Black Book": un elenco dei crimini commessi dalla Chiesa che si staglia su uno sfondo di chitarre stridenti. In una parola: tedio.

Ad ogni modo, "Black As Pitch" è un disco che non delude: nonostante non sia completo quanto il lavoro precedente, in cui il furore era splendidamente controbilanciato dalle parti morbide, resta comunque un album più che accettabile.

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