Neffa lo conosciamo tutti. Chi per "Io e la mia signorina stiamo bene insieme...", chi per "devi stare molto calmo", chi per "oggi non c'è il sole intorno a me".

Pochi, però, di sicuro conosceranno il Neffa sul ponte, quello che collega la sua carriera da rapper ed esponente di gran rispetto dell'hip-hop nostrano alla sua tutt'ora florida carriera da cantante impegnato. Ed è un ponte straordinario.

L'ep in questione, Chicopisco, è un mix di parole e ritmo veramente interessante e piacevole.
Essendo un extended play, dura poco, ma quel poco è intenso, e concentra in sè una gran quantità di concetti e pensieri, che ne suscitano altrettanti nell'ascoltatore.

C'è da dire che Neffa, lungo le cinque tracce, si dimostra molto tecnico e sempre capace di stupire chiunque lo ascolti, e specialmente i fan, che già lo conoscevano per i lavori precedenti, ma che forse un lavoro così distaccato dagli altri non se lo sarebbero mai aspettato.
La chiave è senz'altro funk, e lo dimostrano le prime due tracce, Gran finesse e Funk a un, che aprono splendidamente le danze, tra parole poco comprensibili ma incastrate alla grande, come un'opera di arte moderna, ammalianti. Sono entrambe legate da una certa "autocelebrazione", e specialmente la seconda si dimostra estremamente ballabile e orecchiabile (tra l'altro, la vocina che interviene dicendo "oh (...) perché non cacci un po' di sapido rap?"è stata ripresa da Fabri Fibra nell'arcinota Tranne Te). Entrambe sembrano legate da qualcosa di interessante, che, come dire, piglia bene, per usare un'espressione che a Neffa era particolarmente cara.

A chiudere questa spensierata apertura ci pensa Stare al mondo, con un molto positivo Al Castellana a cui è affidato un gran ritornello, intervallato da un Neffa più introspettivo, con un testo più comprensibile e di spessore, che sembra lasciare intravedere un poco le riflessioni contenute in 107 elementi (l'ultimo lp hip hop di Neffa).

Infine, due canzoni con testo uguale, ma interpretazione e strumentali (e che strumentali: la seconda è affidata niente poco di meno che a Fritz da Cat) differenti: XYZ e L'incognita, legate nel titolo da una comune radice matematica, chiudono degnamente un lavoro che chiude altrettanto degnamente una parentesi artistica (quella del Neffa rapper) molto importante e interessante: le parole
sono ancora più incomprensibili delle prime due tracce, e forse è questa la ragione dei titoli: tocca all'ascoltatore risolvere l'equazione, sembra significare.

Il ritornello, però, si capisce perfettamente, e suona chiaro: "Sentimi, ma non puoi prendermi; credi di conoscermi, e forse finirà così. Io sono l'incognita (...)". Parole che lasciano intravedere, col senno di adesso, una fine imminente, forse quella di un Neffa rapper, bravissimo e capace, ma forse alla ricerca di qualcosa di diverso.

La differenza tra questo e altri lavori hip hop di Neffa risulta abissale: la tecnica viene rivoluzionata da una velocità impressionante nel rap e da una scelta di vocaboli poco comprensibili senza un'attenta ispezione; inoltre, l'autocelebrazione parzialmente presente nelle prime due tracce, non è tuttavia una componente ricorrente, anzi: sembra quasi che in questo disco non ci sia spazio per troppo egoismo, per i soliti giri di parole attorno alla propria persona che caratterizza molto il genere. Neffa si diverte senz'altro, ma è diverso, quasi più consapevole in ogni verso, e questo è quello che personalmente mi ha colpito di più nel disco.

Per concludere, Chicopisco risulta un degno testamento di una carriera che si chiude, (consigliatissimo a chi già conosceva il Neffa rapper, e soprattutto ai curiosi che lo conoscono solo in veste melodica) ma di un'altra che comincia: basti notare che in ogni traccia c'è un Neffa più cantante del solito, più attento alla melodia, e questo è importante da sottolineare alla luce del Neffa odierno, che molti hanno odiato in quegli anni, ma che col senno di poi, risulta un'artista coraggioso.

 "Stare al mondo, e lo sai com'è: cerca amore, uomo. E se un giorno troppo lungo sarai solo, non ti dovrai arrendere. Sentimi, in più credici, tu devi stare al mondo." (da Stare al mondo).

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