"....ma se un infame resta infame, allora un re resta re..." (Neffa, un totale di anni fa').

Dunque da dove potrei cominciare? Dalla title track carbon copy dei Cure? Dalla voce di Pellino, mai così gallinaceo e sgraziato, che difatti si fa correggere con l'odioso autotune in un buon numero di tracce? Da una produzione scialba e ripetitiva come non mai? Dalle banalità e melensaggini che attraversano il disco dal primo all'ultimo minuto? Non saprei. Tante e tali sono le cose che mi hanno inorridito di quest'ultima fatica del fu Chico Snef, che davvero non saprei dire cosa mi ha fatto schifo più di altro. L'apice dello squallore credo venga raggiunto dall'insipido synth pop di "Per sognare ancora". Per non parlare di "Quando sorridi", una vera e propria collisione tra gli Abba e Celentano (ma col finale che cerca di parruccare i Daft Punk). Particolarmente irritanti anche i richiami a certo RnB patinato e zuccheroso, tanto caro alle classifiche americane, ovvero "Dove sei" e "Mi manchi tu", esemplari fin dal titolo. "Tempo che se ne va" sembrerebbe addirittura uno scopiazzamento di "Incomplete" dei Backstreet Boys (sì sì avete letto bene...). Inutile all'ennesima potenza anche l'intervento di Terron Fabio dei Sud Sound System su "Luce oro", che venendoci a dire le solite quattro stronzate in salentino stretto, non riesce certo a risollevare le sorti di una canzone che è vera e propria istigazione al suicidio. Confesso di essermi quasi fatto ingannare dall'incipit in quattro quarti di "La strada facile". Nella mia mente di nostalgico, ho addirittura pensato per un nanosecondo: "Adesso caccia una strofa delle sue!". Subito smentito dalla solita lagna cantilenata, senza ispirazione né nerbo.

Diciamo le cose come stanno: i dischi cantati di Neffa non sono mai stati particolarmente degni di nota, vuoi per il suo brutto vizio di scopiazzare a destra e a manca (a onor del vero, fin dai tempi di "Aspettando il sole"...), vuoi per l'esigenza di adattarsi ai gusti del pubblico radio/televisivo italiano, musicalmente analfabeta dall'anno zero giorno uno. L'alleanza con J-Ax di tre anni or sono aveva già fatto presagire una spaventosa mancanza di idee ma mai mi sarei aspettato un disco così sciatto. Da rifuggire. E ora scusate, ma vado a guardarmi "La corazzata Potemkin". 

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