Non ho resistito è stato più forte di me, abituato a recensire solo se ispirato; in questo EP (4 tracce) Mini Cd in stile digipack ho trovato le mie risorse, e poi diciamolo, mancava all'appello nelle De-recensioni.

Adoro il Black Metal con contaminazioni ambient/prog, connubio e sperimentazione che confluiscono un imprinting esoterico, che amplia il valore intrinseco di questo genere che il più delle volte cade in una ripetitività concettuale, congenita nelle proprie strutture.

La band rumena in epigrafe nasce nel 1994 da un'idea di Negru (drums, percussion, archaic instruments) e Hupogrammos Disciple (guitars, vocals, bass, keyboards, archaic instruments) vede nel 1997 l'aggiunta di Sol'Faur Spurcatu (guitars), e nel 2009 nuovamente l'abbandono di questi ultimi due, per essere sostituiti, nei ruoli e con l'ulteriore arrivo, da nuovi elementi componenti l'attuale line-up, proseguendo il già brillante percorso avanguardista, insito nelle velleità artistiche della band.

Nuovi lidi e nuovi spazi dove potersi avventurare, alla faccia della solita sbobba retorica e sterile da parte di addetti ai lavori ed estimatori, sui "gruppi metal falso sperimentali commerciali" e/o "quelli sempre uguali che non cambiano mai".

Definire il gruppo nella propria essenza potrebbe essere un compito intricato ma non difficile, in quanto già dalla prima traccia "WORDLESS KNOWLEDGE", si è proiettati all'interno di un contesto black-folk, il cui dolce profumo nasce da una terra le cui fitte nebbie, nere come la pece, nere come l'odio, sono proveniente dal profondo buio della foresta più tetra, la cui anima è consacrata ad un esoterismo pagano, ma che trascende nei suoi tratti, un pandeismo la cui natura è oscura ed infima.

Un pensiero ancestrale, arcaico, lontano, palesato in "CINT DE SURSUR", un pensiero la cui verità occulta sembra celarsi proprio dietro quella fitta nebbia caliginosa, da cui intravedere le ostili, perverse, inespugnabili ed affascinanti sommità Carpatiche, dalle quali scorgere le lande impervie di una splendida terra i cui tratti epici apparterrebbero solo alle fantasie di Tolkien.

Mentre in "UPRISING FOLLOW" vengono ripresi i canoni del black classico caratterizzante gli esordi della band anche se in chiave arricchita, quale l'uso dell'armonizzazione delle voci in growl accompagnate comunque da parti pulite.

Oscura, tetra, un odio profondo, un odio che respira, che vive, palpabile, putrefatto come la più perfida delle anime, dannata e consumata nelle proprie viscere vinta da una cancrena le cui sofferenze sono al sì pari di un Inferno Dantesco, ma ipnotiche e incantevoli, come realizzato nella bellissima "VAIET".
Una close-track, che ulula alla luna, una bestia che non trova pace la cui rabbia dilaniante e inappagata da una solitudine che non conosce amore, da sola domina le vette di ciò che è inaccessibile.
Ciò che è immutabile è complice di un odio eterno, a cui sopraggiungere uno spasmo soffocato le cui finalità sembrano voler riesumare le volontà malefiche, abitanti da sempre di quei nefasti luoghi, di quelle tortuose valli Transcarpatiche, gabbie inespugnabili dalle quali non fare più ritorno.

Un album le cui atmosfere misteriose a tratti magiche riescono a trasportarti verso antiche foreste e miti pagani che traggono essenza nelle proprie terre e in quel folklore gitano, i cui cieli cinerei dipingono e filtrano le luci su di una terra dal fascino inafferrabile, nei misteri dei propri miti e nella bellezza suggestiva dei propri luoghi.

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