Che disco strano. Davvero difficile inquadrarlo, perfetto esempio dell'altalenanza, per non dire semischizofrenia, di questa decade younghiana. Mi viene da dire: che gran disco sarebbe stato. Non lo è. Non del tutto. Ce ne sono di cose da dire. Cominciamo dall'inizio.

"Beautiful Bluebird". Per quanto piacevole, a me non piace, è troppo già sentita. Assolutamente inutile rispolverare questa canzone made in international harvesters '84. Più che altro è sbagliata come incipit, porta subito fuori strada per chi si aspetta un disco alla Silver & Gold. Però non voglio soffermarmici troppo.
"Boxcar". Già meglio, probabilmente il disco doveva aprirsi con questo pezzo, sempre ripescato da un passato travagliato. Breve e intensa, correttamente incisa, spiritualmente sentita. Anche qui non mi ci soffermerei a lungo.
"Ordinary People". È semplicemente il pezzo per il quale questo disco sta suscitando polvere tra gli affezionati. È uno storico pezzo nato con i Bluenotes nel 1988 e qui inciso in nuova veste, peraltro più lunga, ben 18 minuti. Questo sì che è un brano che ha motivo di esistere. La domanda è: questa nuova veste gli rende giustizia come quella a cui eravamo abituati, in quegli sporchi bootleg d'epoca? La risposta è difficile e ogni ascoltatore la darà da sé. Per quanto mi riguarda il pezzo è registrato a dovere. La pulizia, la levigatezza dello studio ne hanno cucito una veste su misura, che procede in crescendo, che spinge ad un nuovo ascolto. Ciò che manca, la grettezza blues della Old Black, è qualcosa che manca ad altre canzoni e lo ripeterò spesso. Ma in questo caso, se si è trattato di una scelta, non è stata una scelta sbagliata. Dopotutto, la vecchia versione esiste, da qualche parte, e confidiamo che esisterà ufficialmente nel Blue Note Cafè in uno dei futuri Archivi. L'impressione è che "Ordinary People" sia stato in assoluto il pezzo a cui Neil e colleghi hanno fatto più attenzione. Faccio notare che è la canzone in cui la voce di Neil rende al meglio, presenta un riverbero ed uno spessore che contribuisce all'impatto sonoro, mentre altrove avviene l'esatto contrario.
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Shining Light". La prima delle nuove canzoni. Immaginatela chitarra acustica & voce e capirete quanto sbagliato è l'arrangiamento e quanto svilente è la chitarra elettrica arpeggiata come un carillon. Il fascino di questa ballad notturna è così mozzato. Prima canzone con un potenziale di gran lunga superiore a quello che le è stato concesso.
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The Believer". Canzone sottovalutata. A qualcuno rievoca incubi chiamati Are You Passionate. Penso che, se fosse stata in quell'album del 2002, sarebbe stata la canzone migliore. Qui non sfigura affatto, tantomeno per la sua diversità, visto il radio-style con cui l'album è concepito. È una parentesi di rhythm calda e breve, incisa come dio comanda e a cui non manca nulla. E se l'obiezione è che passa inosservata, io ribadisco che, prima di questa, ce ne sono altre.
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Spirit Road". Seconda canzone il cui potenziale è disastrosamente svalutato. Ascoltatela nei concerti del tour. Grezza e cattiva come si deve. Avrebbe dovuto essere incisa con una session alla Ragged Glory. Con i Crazy Horse. Con una seconda chitarra che turbina riempiendo ogni vuoto invece di un ritmino anoressico all'estremità dell'altoparlante destro (o sinistro, già non me lo ricordo più). Con la Old Black. Con una voce che riecheggia a destra e a manca invece di attenuarsi ed essere costantemente piatta. Così come la linea di basso, che sale solo in alcuni momenti, in alcuni toni alti, ma poi si fatica persino a seguire. Ascoltatela nei concerti del tour. Mi fa imbestialire sentirla così in questo disco."
"Dirty Old Man". In tutta franchezza, la canzone più inutile scritta nell'ultimo decennio. Sorvolo su tutti i difetti del modo in cui è stata registrata, tali da annullare ogni tentativo di essere un diversivo per rockeggiare. La parentela con "Piece Of Crap" non è nemmeno degna di essere pronunciata. Almeno a livello sonoro, nei concerti rende qualcosa di più.
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Even After". Ecco ad esempio una canzone che passa più inosservata di "The Believer". È la fiera della pacchianeria. Sì, non sfigura. Sì, si può intonare da ubriachi al pub, come mi ha fatto notare un amico. Ma non è "Dirty Old Town" dei Dubliners. È l'antitesi di "Dirty Old Man", eppure è la stessa cosa: una delle più inutili canzoni del decennio, però country e quindi più perdonabile.
"No Hidden Path". La seconda colonna portante dell'album. A mio parere, la canzone che ha fatto da guida alle altre nuove, almeno quelle elettriche. Qui, al contrario di quanto ascoltato prima, le scelte funzionano. L'arrangiamento, la seconda chitarra laggiù in fondo a ritmeggiare, i cori, l'incedere cadenzato delle percussioni di Molina. È un fratellino di "Down By The River" o di "Change Your Mind". 14 minuti che si ascoltano tutti e che diventano inevitabili nella scaletta del concerto. Quello che mancava a Young di questi tempi era un pezzo come questo, stile epica cavalcata, strofe e ritornelli evocativi, e pretesto per digressioni elettriche. Sogni cromati. È assolutamente inutile polemizzare se sia o meno all'altezza di predecessori illustri.
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The Way". Abile o sprovveduto, Neil, a scottarsi con canzoni che fanno infiammare i fan? Questo brano va preso con i guanti. Di primo acchito è possibile inorridire. Se si ha la pazienza di ascoltare fino in fondo e prestare attenzione all'orchestrazione, si potrebbe persino ritenere che sia il brano meno scontato e più geniale dell'intero lavoro. Mi azzardo a definire, contro ogni opinione che ho letto e sentito, che "The Way", se non il pezzo più geniale è quantomeno quello più sottovalutato. Il giro di piano è notevole. Le piccole dissonanze, i rumori, gli echi di chitarra sono geniali. Il coro di bambini è ciò che la contraddistingue, che ne fa una peculiarità. Non ci sento nulla di ridicolo. È una bella canzone e se tutte le altre fossero state curate in questo modo non starei a dilungarmi così tanto su Chrome Dreams II, rassegnandomi ad un 3 stelle per non dover fare un calcolo matematico, che temo sia l'unica via per giudicare questo disco.


Malcolm85 

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