La sbornia del successo, avvenuto agli inizi della decade dei 70, il baraccone del Country Rock di Harvest.
Anno 1974, qualcosa non va nella testa di Neil Young, la schizofrenia della depressione da post-successo... ennesimo show, ennesimo trionfo tra il pubblico, poi lo aspetta l'ennesima intervista alla radio, Neil entra nella cabina e si siede da solo davanti al microfono, e sente qualcosa di oscuro, si sente solo, li davanti a quel microfono, vorrebbe essere altrove, fuori da quella città stritola coscienze, si sente in gabbia, sente che i sogni Hippies di convivenza civile e libertina sono per sempre sgretolati, proprio mentre lui cantava Harvest, cosa fa Neil, lascia la stazione radio e si ritira in spiaggia, un ombrellone, e una bomba atomica piovuta dal cielo a farli compagnia, questa spiaggia sembra di più un istituto psichiatrico, tra i solchi del disco l'introspezione raggiunge stasi da dopo operazione psichiatrica, appena un accenno di rabbia con i fendenti sinistri di "Revolution Blues" dove Neil per un momento abbandona la sua quieta disperazione urlando ai 4 venti come un lupo in una notte di luna piena il suo disprezzo per cosa è diventata l'america post 68, vorrebbe massacrare tutti i divi di Holliwood a bordo delle loro lussuose macchine, vorrebbe essere Charles Manson per un giorno...
Il resto del disco è un andirivieni in catalessi, impossibile descrivere gli strati abissali di mente raggiunti nella Title Track, sparuti arpeggi di elettica, un basso a reggere l'impalcatura, ascoltare per credere... grandiose anche "See the Sky About To Rain" con l'organetto a dipingere ghirigori nell'aria, c'è molto Blues, Blues scampato agli eccidi della strada, Blues da spiaggia, Motion Picture, il ritiro spirituale, e chiude "Ambulance Blues", sogno sgranato sul tramonto di tutte le prospettive, 9 minuti apocalittici di voce e chitarra con intarsi di viola e organo a sublimare il profetizzarsi di questa apocalissi delle nostre illusioni.
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