Non erano bastate l'anno prima bislacche coniugazioni striate aka "Io tigro, tu tigri, egli tigra", la goliardìa surreale di un non sense pecoreccio della perenne (per fortuna) provincialità italica miete vittime che questa volta resuscitano su se stesse nebbie di motel fuori mano dove qualsiasi cosa è fatta alla cazzo di cane.

Ci vuole coraggio ad etichettare horror parodistico la pellicola, svilendola da connotati inaspettati di prim'ordine. Un distillato assurdo di "notti di morti viventi", "case" necronomiconate, Cannibal holocaust mancati, carta carbone di fumetti "oltretomba" degli anni '70, splatter non pervenuto: zombi all'amatriciana nostrani insomma.

Non è da tutti i giorni avere come bokor il Montagnani e la sicurezza che prima o poi andremo ad impattare visivamente quella perfezione di chiappe che si ritrova la Nadia, ci mette in una botte di ferro di cazzeggio doc, rafforzato dalla presenza di Cochi Ponzoni. Che dire... ogni aggiunta da qualsiasi prospettiva contemplata risulterebbe svilente e fuori luogo di fronte a codesto "trash". Il presente indicativo del verbo "zombare", ma vi rendete conto?

L'impatto è nauseante dall'altalena che dondola interdizioni del senno, confondendoci della stabilità della piattaforma di un kitsch naïf squattrinato con tanto di mazza(mauro) mummificata. Per fortuna l'aspettativa dell'arrivo delle sfericità della Cassini ci inchioda alla poltroncina fino alla fine facendoci confessare la nostra necrofilia opportunistica; mica è colpa nostra se ce l'hanno resuscitata la Gianna Lou Müller.

Immancabile per la videoteca, da mettere "alla destra" di W la Foca. Auguri...

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