Archiviata definivamente l'esperienza della band dopo il buon "Eisbrecher" del 1986, non all'altezza dei primi due ma comunque un deciso passo avanti rispetto al suo francamente bruttino predecessore "Feuer Und Flamme", la graziosa Nena Kerner intraprende una carriera solista che purtroppo non le ha regalato (almeno a livello internazionale) soddisfazioni di classifica seppur estemporanee ma ne ha sicuramente confermato le innegabili doti di bravura canora, personalità ed onestà, nonostante un andamento qualitativo segnato da troppi alti e bassi. "Wunder Gescheh'n" del 1989 è un ottimo inizio che dimostra come Nena sia ormai pronta a camminare con le proprie gambe, guardando oltre la new wave e proponendo arrangiamenti raffinati e belle melodie seppur con qualche (dolce) ingenuità, a cui tuttavia seguono due prove non esattamente memorabili come "Bongo Girl" (1992) e "Und Alles Dreht Sicht" (1994), che poco hanno da offrire se non un pop rock abbastanza canonico che dà un buon risalto alla voce squillante ed entusiasta della cantante tedesca ma si rivela poco personale e convincente solo in qualche singolo episodio. Il secondo acuto arriva nel 1997 come "Jamma Nich", album gradevolissimo che vira su sonorità elettroniche più spigliate ed accattivanti, seguito l'anno successivo, forse un po' troppo frettolosamente, da un'altra prova interlocutoria e complessivamente incolore come "Wenn Alles Richtig Ist, Dan Stimmt Was Nicht". Arriviamo così all'alba del nuovo millennio, ed il sesto album di Nena va oltre ogni più rosea aspettativa. Spiazzante, forse anche per la cantante stessa, completamente diverso da ogni uscita precedente, sia solista che con la band, "Chokmah" è l'indiscusso fiore all'occhiello della sua produzione.
Il merito di questa svolta radicale ed ottimamente riuscita può essere ricondotto al produttore Florian Sitzmann, che convince Nena a mettere da parte incisioni ed idee precedenti per iniziare un nuovo progetto partendo da zero. Nessun legame con il passato quindi, "Chokmah" dovrà essere una struttura solida ed unitaria, raffinatezza e ricerca stilistica ne dovranno essere i cardini. Alla fine ne esce fuori un album fortemente influenzato da sonorità di oltre Atlantico; soul, urban, hip-hop ed una forte connotazione elettronica; un nuovo mondo, ed un nuovo modo di porsi e di cantare per Nena, non più la "guerriera felice" armata di sorriso e capelli corti dei suoi anni '90 ma una donna più matura, riflessiva e sofisticata, che esplora il limite delle proprie capacità artistiche. Introspettivo, femminile, dinamico ed avvincente, "Chokmah" stupisce ed impressiona per la fluidità, cura e coerenza del discorso musicale, in cui ogni canzone è parte integrante ed al tempo stesso dotata di una propria identità indipendente. Capolavori come "Silbermond" e "Lichtarbeiter" restituisono Nena ad una dimensione "avanguardistica" che le mancava dai tempi della band, colpendo immediatamente per la potenza immaginifica delle melodie, enigmatiche e notturne; la voce di Nena è quella di un'inquieta ed ammaliante sirena, intensa, sensuale ed elegantissima, mentre "Ich Hor Mir Zu" preferisce a questi fasti scenografici un approccio soul/folk semiacustico più raccolto ed agrodolce, ugualmente raffinato e soavemente straniante, "Club Der Leisen" invece si dilata affidandosi ad un'elettronica minimale ed atmosfere urban/jazzy, unita ad un cantato/flow languido e disincantato, ricordando come approccio e musicalità il Falco più sperimentatore delle ultime incisioni pubblicate postume, "Ecce Machina" su tutte. Con "Rede Lieber Nicht Zuviel" Nena sviluppa ancora più profondamente questa liaison con il microcosmo black, proponendo una stralunata, brillante ed ironica performance alternative hip-hop a'la Imani Coppola, come anche la più semplice ma ottima ballad R'n'B "Carpe Diem" in un'ottica più radiofonica, canzone da dolce risveglio in contrasto con le atmosfere generalmente serali/notturne dell'album. L'iniziale titletrack conserva qualche vaga reminescenza new wave nell'arrangiamento, evolvendosi in un discorso musicale molto dinamico e volutamente disorientante che, specialmente nell'approccio vocale deciso del refrain ricorda molto da vicino la Sheryl Crow anni '90, una somiglianza che avevo già avuto modo di notare in alcuni frangenti del suo doppio album "Cover Me" del 2007 e che si può facilmente riscontrare anche in episodi come "Heute Hab Ich Die Sonne Mit Dem Mond Verwechselt" e "Lass Die Leinen Los", avvincenti midtempos che propongono un'efficace formula strofa lenta-ritornello potente e dinamico.
Estendendo ulteriormente il parallelismo con la cantautrice americana si può affermare che "Chokmah" è il "The Globe Sessions" di Nena, una continua ricerca di soluzioni espressive raffinate ed originali, non necessariamente vincolate ai canoni radiofonici ed un continuo, intrigante flusso di chiaroscuri emotivi, ma nel caso di Sheryl Crow una mossa del genere era ampiamente preventivabile dato il suo background, non altrettanto si può dire di Nena per cui questo album arriva come un fulmine a ciel sereno, risultando per questo ancora più affascinante e piacevole da scoprire passo dopo passo, chiedendosi ad ogni tappa del percorso quali sorprese riserverà la prossima canzone. La svolta verso sonorità "nere" è una scelta artistica attuata con intelligenza e pianificazione, non un grossolano ed inelegante salto sul carrozzone del trend del momento e la una piacevole riedizione rappata di uno dei suoi classici, "Leuchtturm", conclude idealmente questa connection ebony & ivory che tuttavia non compromette un'identità che resta riconoscibilmente europea, sottolineata dal mantenimento della propria madrelingua, una scelta non solo identitaria ma anche un grande valore aggiunto in termini di stile ed originalità almeno per quanto mi riguarda.
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