Ci sono album per cui la gestazione auditiva può durare tanto, talmente sono complessi. Li si deve ascoltare, far macerare nel brodo dei ricordi, lasciarli andare per poi riprenderli in mano, rimetterli su, e vedere cosa di nuovo hanno da dire.

Sono album tanto complessi e pieni (nonché lunghi) che un’ascolto distratto o semplicemente leggermente disattento non possono giovare alla penetrazione nella psiche, se non che nel cuore (siamo in un era in cui gli album lunghi non sono visti di buon occhio, perchè, purtroppo, la nostra soglia dell’attenzione, bombardati come siamo da media vari, è scesa drasticamente).

L’album “éons” dei belgi Neptunian Maximalism, capitanato da Guillaume Cazalet, rientra proprio tra quelli di cui sopra: immaginate un universo parallelo in cui onde mediorientali, sax jazzati, drone doom, rock psichedelico, Kraut Rock, avanguardia rumorista, elettronica, zeuhl, Sunn O))), John Zorn, Tangerine Dream, Magma, Faust, Grateful Dead si incontrano per convivere dentro ad un magma di più di due ore dove la parola chiave è improvvisazione. Beh, se dal lato teorico in pratica è proprio questo che offre l’album, da quello pratico la cosa si complica: gli elementi di cui si è elencato sopra sono talmente immersi in questo mare magnum di influenze che ne esce fuori un lavoro dove ogni genere è irriconoscibile seppur inquadrabile, evanescente nei contorni seppur perfettamente a fuoco nella resa.

La storia narrata (l’album è quasi tutto strumentale) è quella della terra: diviso in tre parti, si parte da To The Earth, poi To The Moon per finire con To The Sun, inscena l’evoluzione della terra passando dalla fine dell’antropocene finendo con l’ipotetica e quantomeno fantascientifica era del probocene, un nuovo tempo dominato dagli elefanti.

128 minuti di musica, avvinghiata su se stessa, per niente ostentatrice di qualsiasi peripezia tecnicistica, estremamente comunicativa anche se parecchio difficoltosa.

Mi ci son voluti 2 anni per innalzare quest’album a capolavoro, facendolo mio, ascoltandolo e riascoltandolo, trovando la quadratura del cerchio.

Bellissima la copertina ad opera di Kaneko Tomiyuki che va a completare un album che è nient’altro che un esperienza meravigliosa.

Carico i commenti...  con calma