Commedia del 1988 divertente con finale buonista. Il buon Pozzetto interpreta un gioielliere che una volta perso il lavoro si improvviserà immobiliarista truffando però centinaia di poveracci ai quali, con mille stratagemmi e travestimenti, riuscirà a vendere case inesitenti o di proprietà altrui.
La storia è ambientata in una Roma infame e senza scrupoli, dove vince (o sopravvive) il più furbo. C'è anche Athina Cenci, che in questa commedia fa la parte di una miliardaria, anch'essa immobiliarista, senza scrupoli che interagirà con Pozzetto dapprima per sfrattarlo e alla fine per trattare sull'acquisizione di un terreno. Già, perchè il nostro truffaldino eroe raccoglierà centinaia di milioni defraudando un mucchio di gente e alla fine acquisterà un terreno edificabile, impedendo però stavolta lo sfratto di alcune famiglie di zingari che vivevano in una baraccopoli sul terreno in questione e che la Cenci avrebbe certamente edificato. Come dire, vendetta oppure operazione simpatia?
Eppure Pozzetto è bravissimo e risulta vincente sia da pezzente che da ladro. Eppoi non manca il quadretto romantico, la storiella d'amore al limite del credibile, fatta anch'essa di raggiri, ma con rosea conclusione. Non si tratta solo di un filmetto ingenuo, ma ha la forza di sottolineare il disagio sociale di alcune classi, la crisi immobiliare di quegli anni (case popolari), la scappatoria della malvivenza e la brutalità della fame imprenditoriale.
La chiave di lettura è quella della commedia, leggera e scanzonata. Un'oretta e mezza in serenità per una tipica commediola all'italiana.
Carico i commenti... con calma