Giacché il nome in questione non è ancora sulla bocca di tutti, conviene fare una breve presentazione.
I Neurotech sono una band slovena che suona un genere definibile "cyber-metal". Definirli un "complesso" non sarebbe però del tutto esatto, poiché si tratta più che altro di una "one-man-band" à la Nine Inch Nails o, per citare un nome più noto al grande pubblico, Burzum. Il fondatore e unico attuale membro Wulf si occupa infatti di quasi tutto, suonando tutti gli strumenti, cantando, fino a produzione, mixing, e mastering. In effetti, l'unica cosa che sembra non curata in maniera diretta dall'autore sembra essere l'art work dei vari lavori.
Conviene anche spendere due parole circa la via che i Neurotech hanno scelto per distribuire la propria musica. Non essendo sotto contratto con alcuna casa discografica, i loro lavori sono scaricabili in formato digitale dalla loro pagina sul sito Bandcamp.com, al prezzo di una donazione libera o gratuitamente, e caricati in streaming sul loro profilo Youtube. E' possibile inoltre acquistare alcune delle loro uscite in formato "fisico", direttamente dal sito della band.
Si tratta di un sistema di auto-distribuzione ormai adottato da molte realtà underground, e che ha permesso al progetto in questione di procurarsi un discreto seguito pur restando lontano dal mainstream. A dispetto della almeno momentaneamente scarsa notorietà, la qualità della musica è però alta, sotto tutti gli aspetti.
Il primo full-length dei Neurotech è "Antagonist" del 2011, che segue l'acerbo e a tratti francamente goffo E.P. di debutto Transhuman del 2008.
L'evoluzione è nettissima; nonostante il genere sia perlopiù lo stesso, la qualità delle composizioni, dell'esecuzione e soprattutto della produzione aumentano notevolmente.
Rispetto alle uscite successive, "Antagonist" è il lavoro più marcatamente metal. Le chitarre distorte, potenti e precise, sono prominenti per tutto il disco. Strati su strati di sintetizzatori creano un suono d'atmosfera tra certo metal sinfonico ed elettronica New Age. La drum machine esegue ritmi talvolta serrati e talvolta marziali. La voce è costantemente acida e distorta.
Fin qui nulla di particolarmente originale, essendo molti i complessi che fondono metal estremo ed elettronica, e ascoltando Antagonist vengono in mente Rammstein, Samael, Kovenant, Fear Factory, Deathstars, etc.; tuttavia stupisce la vena "pop" di queste canzoni, le quali, sebbene pervase dall'aggressività dei riff distorti e della drum machine furiosa, si reggono su una struttura strofa-ritornello in cui protagoniste sono le melodie dei sintetizzatori.
Come vale per certo synth pop, sicuramente tra le loro influenze, metà del lavoro è fatto quando la canzone è sorretta da una melodia di tastiera semplice ma accattivante, e questo è ciò che riesce meglio ai Neurotech. Quasi tutti i numeri del disco sono riusciti da questo punto di vista, e "Antagonist" si lascia ascoltare tutto d'un fiato senza cedere a cali di qualità in nessun punto.
"Antagonist" è insomma un'ottima aggiunta in un genere entro il quale si distingue per una produzione eccellente, una varietà di influenze ben amalgamate, dal black metal più becero a Enya e Mike Oldfield, un'alta abilità di scrivere canzoni immediatamente orecchiabili, e di creare sonorità cibernetiche e atmosfere futuristiche.
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