Ogni disco dei Nevermore è un piccolo passo in un viaggio che percorre il sentiero della perfezione.
Se il primo omonimo disco e il seguente ep “In Memory” segnavano il passaggio dall’avventura Sanctuary, il secondo “The Politics Of Ecstasy” era quanto di più ricercato e difficile abbia mai ascoltato in campo heavy metal. Il capolavoro “Dreaming Neon Black” rimane il picco compositivo più alto della loro discografia, seguito a ruota dal perfetto “Dead Heart In A Dead World”, a mio avviso uno dei migliori dischi dell’ultimo decennio…
Dopo tre lunghi anni di attese, preghiere e continui ascolti di questi gioielli il sottoscritto riesce a mettere mano su “Enemies Of Reality”, l’ennesima perla dei quattro di Seattle. Il risultato? Mettiamo subito in chiaro una cosa, questo è il disco più pesante che il gruppo abbia mai concepito, accompagnato dalla produzione sporca (o mediocre?) del buon Kelly Gray (mai sentito parlare dei Queensryche?). Il combo ha continuato sul percorso intrapreso da “Dead Heart…” estremizzandolo notevolmente come impatto sonoro.
Riff pesanti come macigni accompagnati da assoli velocissimi e intelligenti creati dal genio Jeff Loomis si incrociano con la pesantissima batteria di Van Williams. Provo ad alzare il volume ma le bottiglie di cabernet in cantina tremano, merito anche dello stratosferico Warrel Dane e del suo maledettissimo timbro vocale che ti sbatte su un angolo e ti schiaffeggia senza pietà…lo stesso effetto di ogni fottuto disco dei Nevermore insomma…
La Title Track è una delle più belle, pesanti e malate songs che abbia mai ascoltato, esalta come poche; la seconda ‘Ambivalent’ scorre tra stacchi e riprese guidate magistralmente da Dane come su tutte le altre Tracks del disco (da segnalare la suggestiva melodica ‘Tomorrow Turns Into Yesterday’ e su tutte la stupenda ‘I, Voyager’). Ma se tutto sembra perfetto perché non ha il massimo dei voti?
Semplice, nella seconda parte del disco la band si perde in pezzi più stagnanti e qualitativamente inferiori alle prime 6 composizioni che, sia chiaro, sono meglio del 70% dei pezzi che si sentono in giro ma manca sempre quell’effetto (Nevermore) che fa salire la qualità della song.
Concludendo, i Nevermore hanno fatto un gran disco, sempre in continua ricerca di quell’ingrediente che (maledetto) sfugge sempre dalle loro mani…quando lo troveranno però avrete il piacere di sentire IL vero capolavoro di questi geniacci…
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