Anno 1996.
I Nevermore si apprestano a pubblicare il loro secondo full-lenght: The Politics of Ecstasy. La classica formazione del combo di Seattle viene completata con l'ingresso di Pat O'Brien, chitarrista tecnico e versatile. Il solo artwork è agghiacciante: la copertina raffigura un neonato che brucia tra le fiamme, con la scritta "Controlled" stampata sulla fronte.
Una nota di merito va alla produzione, affidata alle mani esperte di Neil Kernon. Il suono è maledettamente potente e compatto: solo i primi quattro accordi bastano a stenderti. Inizia così "The Seven Tongues Of God", la song di apertura. Sono pochi accordi che spiazzano, preludio di una tempesta sonora di notevoli proporzioni. La voce di Warrel Dane ammalia, trasportandoci nel suo mondo visionario e lisergico. "The Seven. . . " è di grande impatto, un mid-tempo potentissimo che sfocia in un ritornello maligno, con la voce di Dane che si sdoppia e si ricompone, quasi fosse una sirena. Pezzo stupendo.
Il cd prosegue restando sullo stesso livello qualitativo: "Next in Line" ha un tiro incredibile, "The Passenger" è invece caratterizzata da un andamento lento e drammatico, con un Warrel Dane teatrale come non mai.
La title-track ti travolge come un carro armato in corsa, con continui cambi di ritmo. Qui va sottolineato l'ottimo lavoro di Van Williams, batterista dalle grande doti, spesso sottovalutato.
È la volta di "Lost", in cui Dane ci dona una grande prova, si a livello di linee vocali (stupende) che di lyrics.
Il capolavoro arriva alla traccia 7: "The Tiananmen Man". La traccia è un perfetto connubio tra musica e testo. Un riff notevole ci catapulta in un pezzo di storia descritta e interpretata Dane: si parla infatti dell'omino che solitamente vediamo solo in foto, mentre affronta un carro armato con la sua valigetta, nella piazza di Tiananmen (1989). Il testo è veramente intelligente, non limitandosi a descrivere il fatto, ma anche le emozioni e le intenzioni di quell'uomo solo contro un potere più grande di lui.
Lungo tutta la durata dell'album la cosa che fa rimanere a bocca aperta è la velocità di esecuzione delle due chitarre. Jeff Loomis (chitarrista e mente del gruppo) è un mostro. Sciorina con estrema facilità e precisione accordi in sedicesimi e trentaduesimi (!!!), ogni nota è al suo posto, ogni accordo ben definito; Jeff riesce sempre a creare un muro sonoro di notevoli proporzioni.
"The Learning" (stupenda, inutile dirlo) chiude definitivamente il secondo capitolo dei Nevermore.
Per concludere, è forse il cd più difficile dei Nevermore, di sicuro il più sottovalutato dal pubblico, eppure rimane un capolavoro, probabilmente Il loro Capolavoro. Infine, citando "Lost": "WHY SHOULD I COME DOWN?! FROM HERE I CAN SEE FOREVER!"nell'Olimpo, i Nevermore ci restano.
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