Un pugno allo stomaco.Forse anche un po' piu' giu'. Un Dio immenso,imperscrutabile,eppure cosi' vicino a noi da essere nell'amore violento di un padre (per Cristiano),in un clown-pescatore dipinto (per Aprea), nella voce di un boscaiolo,protagonista di un film porno,(per Quattroformaggi). Un Dio come nostro alter-ego,con il quale confrontarsi e inevitabilmente scontrarsi. Una lunga discesa agli inferi proprio come quella dantesca anche se questa non si conclude con il raggiungimento del paradiso,ne' con la riconquista delle stelle.Queste sono tre "cantiche"circolari e riportano sempre nell' abisso piu' profondo e nero,dove vige la legge del contrapasso e tutto cio' che fai lo paghi a caro prezzo. Un Dio che , come un burattinaio intreccia le vite di marionette talmente imperfette da trasformarsi in uomini.Uomini cosi' soli ed emarginati da trasformarsi in bestie. Tutto e' gia' stato scritto?Oppure no,forse quel Dio tanto invocato dai personaggi di questa "favola nera" ha lasciato loro un margine di scelta ,un po' di quel libero arbitrio che ci differenzia dagli animali.
O forse ha semplicemente fatto credere loro di potersi costruire il proprio destino,ingannandoli fino alla fine,portandoli in quella sottile linea d'ombra che c'e' tra la vita e la morte. Sei i giorni in cui la tragedia si compie e proprio come in una tragedia gli atti sono tre,anche se qui siamo lontani dai nobili sentimenti e dalle eroiche virtu' dei personaggi classici;qui siamo di fronte a una tragedia post-moderna in cui follia fa rima con normalita',in cui tutto e' buio e umido(come la notte e il fiume). Sei giorni che cambieranno per sempre i protagonisti,sei giorni di caduta libera verso quel baratro che non ha fondo. Ammaniti e' pero' geniale,nel condire tutte le cattiverie,le stranezze e le brutture di questa favola con ironia e lucida semplicita';i ritratti che emergono sono agghiaccianti,ma umani,veri,quasi materiali;cosi' come pure i temi che emergono e che in fondo non sono di contorno alla storia,ma sono la storia stessa.L'amore di un padre nazista ma fortemente cattolico che ama cosi' profondamente suo figio da insegnargli che sopravvivere significa sempre attaccare per primo.L'amore corrisposto di un figlio che rischia il tutto e per tutto pur di salvare suo padre,(anche di venire accusato per un delitto non commesso) unico e solo grande Dio che abbia mai conosiuto. Un ragazzino dunque che si fa carico di vivere una vita da adulto pur di stare con il padre.La pazzia di un uomo che e' frutto dell'emarginazione ;quell'emarginazione fatta di sguardi di pieta' e di battute sussurate all'orecchio (Quattroformaggi).
La malinconia logorante che solamente chi perde un figlio puo' conoscere (Aprea). Un delitto orrendo,disumano eppure in qualche modo puro,come solo la vita spezzata di una ragazzina che stava crescndo in fretta puo' essere.La vergogna e l'orrore di un tale misfatto potranno essere lavati via solamente con la redenzione,la catarsi,la comunione ultima con Dio.Solamente allora,forse,il danno sara' riparato e tornera' l'equilibrio ;solamente allora un cadavere appeso sopra un presepe multiforme avra' un senso;solo allora Dio avra' compiuto la sua volonta'.
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