Per giudicare quest'album è doveroso fare una premessa. Parlando di Niccolò Fabi trattiamo un artista che è passato da esordi che ritengo personalmente discutibili ("Il giardiniere", "Capelli", "Dica" e canzoncince di questo tipo) a un album di ottima qualità come "La cura del tempo" che precede questo suo nuovo lavoro. Fabi quindi per "Novo mesto" poggia le basi su quell'album sperando in cuor suo, immagino, di ottenere qualcosa di più.
L'impressione che si ha ascoltando le nove tracce più la cover finale è quella di un artista appagato dall'esperienza precedente e che di forza nel suo nuovo album cerchi di inserire questa nuova impronta da cantautore soft, di musiche decorose e testi a tema esistenziale. Noto quindi principalmente assenza di semplicità in questi brani ma sopratutto di spontaneità. I pezzi sembrano tutti troppo ricercati e curati. Non che sia un male, per carità, anzi ritengo che specie la parte musicale di quest'album sia di rara qualità, gli arrangiamenti non sono mai banali, si punta molto su archi-piano-chitarre ottenendo davvero egregi risultati. Meno convincente è invece la parte testuale che finisce spesso per cadere nella retorica, alternandosi tra alti e bassi. Tutto l'album non si discosta da questi canoni ottenendo un buon disco, a tratti monotono ma con canzoni ("costruire", "evaporare", "novo mesto" ecc) a mio parere davvero belle.
Quindi in definitiva il giudizio è positivo ed è un album che consiglio, si spera solo che il caro Niccolò in futuro non ne faccia una questione di stile troppo forzata, altrimenti prima o poi rischia di fare un passo falso enorme.
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