Dopo "Il padrone della festa" con il progetto musicale Fabi-Silvestri-Gazzè, e relativo tour, i tre sono tornati a pubblicare dischi individualmente (a farci caso in maniera speculare al nome del trio: Gazzè-Silvestri-Fabi). Ad aprile è uscito "Una somma di piccole cose" di Niccolò Fabi, nove nuovi brani (inclusa una cover "Le cose non si mettono bene" del gruppo Hellosocrate - devo dire grazie a Wikipedia per questa precisazione) composti e incisi durante un periodo di isolamento durato circa due mesi in una casa in campagna vicino Roma. Suonato interamente da lui, la musica è ridotta all'essenziale, una dimensione intima, riflessiva: prevale la chitarra, il piano e qualche accenno di percussioni (quindi dimenticate il Fabi di "Se fossi Marco" o "Dica").

Titoli come "Non vale più", "Vince chi molla"... sono poco incoraggianti, ma argomenti come il disagio sociale, le metropoli che perdono l'umanità, vengono trattati con semplicità, pacatezza e ironia dove possibile - come nel singolo "Ha perso la città" (ad esempio: "hanno vinto i ristoranti giapponesi che poi sono cinesi anche se il cibo è giapponese"). La speranza e la nostalgia, in "Filosofia agricola", la sognante “Facciamo finta” (“Facciamo finta che io non mi spavento quando arriva la fine, prima o poi capita. Facciamo finta che chi fa successo…se lo merita”). La consapevolezza che “ogni minuto che abbiamo sprecato e non ritornerà” qui Fabi ipotizza due soluzioni “o un bell’asteroide e si riparte da zero, o una somma di piccole cose”.

Per un disco così le parole diventano superflue, dire fino allo sfinimento che in questo disco si nota ancora di più la maturazione dell’artista, un disco volutamente non prettamente radiofonico, un disco che è come una medicina o un “balsamo”… si può riassumere tutto nel nome del disco, nonché del primo brano di esso, “Una somma di piccole cose”.

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