Nicolas Roeg - L'Uomo che cadde sulla Terra (1975) 

Tratto da un romanzo di fantascienza di Tevis, ambientato in un futuro imprecisato ma prossimo, il film è tutto dalla parte dell'alieno protagonista, con i due monocoli che si guardano: la videocamera del regista e un Bowie non ancora instupidito dal successo, e che per paradosso filmico finirà per percorrere allegoricamente tutte le tappe del protagonista : il cyberocker caduto sulla terra, gli inizi difficili, il grande successo, poi alcool e droghe, infine tanti dollari ma tanta noia ...

L'E.T cade dunque dalla sua aeronave-immagini di repertorio compensate con inventiva dal regista- e proviene da un pianeta morente molto più antico del nostro: era  partito lasciando la sua famigliola un pò rettiloide nei deserti aviti alla ricerca di altri pianeti abitabili. Per un'avaria cade sulla Terra ma riesce a mimetizzarsi tra i terrestri con il nome di Newton-sic-allo scopo di riuscire a tornare un giorno al suo pianeta d'origine. Per far questo  decide di sfruttare i segreti della sua tecnologia superiore e diventa un affermato inventore. Annoiato e un po incuriosito dall'infantilismo dei  costumi umani, passa il tempo da alieno alienato, guardando i violenti ed esagitati terricoli da una decina di tv colors messi uno sull'altro -oh my TVC15...-facendo l'amore a pelle ittiforme ignuda con la sua amante ex cameriera, l'unica che lo ama veramente  e conosce il suo segreto-; colonna sonora è la musica registrata su delle avveneristiche biglie in un lettore cilindrico coperto da una semisfera trasparente-e bisogna dire  che già allora si pensava di andare oltre l'analogico: il regista cercava di andare oltre il supporto di vinile immaginando un formato più pratico e indistruttibile. Sgamato dalla CIA, proprio quando il ns. stava riuscendo nel suo piano odisseico viene isolato, studiato dai physicians come un animale raro e messo poi sotto sorveglianza in un posto isolato, dove diviene alcolizzato e very depressive. Scene madri: Elvis Presley che fa capolino nella tv spazzatura a mille canali, i torrioni plumbei del centro spaziale-architettura futuribile utilizzata poi sul serio-vedi casermoni di periferia-, Newton acclamato come una rockstar, quasi da colossal biblico-utilizzata anche per la cover di Station to station.

Il messaggio è chiaro: dal punto di vista dell'alieno gli alieni della terra siamo noi, che distruggiamo un pianeta ancora giovane, inquinandolo e stuprandolo mentre il suo bisognerebbe dell'acqua che noi sprechiamo incuranti. Metafora ecologista o, vista l'odierna proliferazione finalmente il primo  non-musical su una rockstar alienata-Voglio sentire la gente cantare- urla Newton con la biglia musicale in mano...Un film di sci-fi oscuro ma fascinoso-con diversi bloop nella sceneggiatura, capace con due lire di creare suspence, di dare verosimiglianza alla storia, come succedeva nella fiction-di genere in Italia-vedi Andromeda e co.; il problema delle presenze aliene e degli altri mondi è suggerito con pudore e mistero, com'è giusto che sia, dato che se loro ci osservano lo fanno con le dovute cautele e velandosi alla vista...silenti e misteriosi come in una notte uggiosa e nera di novilunio. ; e  come giustamente dovrebbe fare una civiltà superiore che per essere tale non rompe le palle nè cerca di far proseliti nè dimostrazioni pirotecniche di tecnologia.

Film da consigliare agli amanti  della sci-fi panettone puerilissima e in fondo un pò debunking di Matrix e i duelli virtuali, della saga videoghemica infinita e inutile di Star Wars -sembra il musical Cats- di Superman E.T. che vola in bicicletta, degli ufo alberi di natale di Close Encounters.

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