Un'esperienza coi baffi.

 

 PARTE 1-L'uomo è una scimmia encefalica destinata a scomparire.

 Ricordo ancora, con l'innocenza acerba dei miei sette anni, la tenera e profumata torta di mele che preparava mia nonna il sabato pomeriggio. Era sempre lì sul tavolo, aspettava gustosa, magari dopo la partitella persa con quelli più grandi, le ginocchia sbucciate sull'asfalto della vecchia scuola elementare e il pallone sparato così in alto che spesso ai nostri piccoli occhi sembrava volesse quasi picchiare il sole. Istantanee un pò logore, ma sedimentate nella memoria di decenni come la schiumosa calce tra i mattoni di una casa in costruzione. Ed ora, nelle mura amiche che abbracciano il vuoto della mia dimora mentale, ecco le immagini nitide, a colori del Mundial spagnolo, l'Italia campione: Bruno Mara-Zico sulla fascia a crossare, l'urlo orgasmico di Tardelli, il baffuto diciottenne Zio Bergomi. Baffi che alimentavano la mia ingenua fantasia di uomini avventurosi, senza macchie da lavare in lavatrice col fustino di Amendola, né remore a stringere virilmente sul petto villoso la bella da concupire e proteggere. Uomini-baffo che avrebbero potuto dominare il mondo, ma hanno rinunciato perché impegnati a interpretare "Magnum P.I."; tipo Tom Selleck, che infatti rinunciò a "I Predatori Dell'Arca Perduta" ( provate a ricordarglielo, se avete fegato). Oppure James Arness, saggio protagonista del serial western "Alla Conquista Del West", il quale pareva muoversi espressivo e antico al pari dei boschi di quercie che aveva intorno. E non dimentico l'iconografico, sottilmente bisex Kit Carson, l'amabile e fedelissimo scudiero di Tex: però da piccolo più lo guardavo disegnato sugli albi del mitico Galep e meno capivo perché non chiamarlo semplicemente Bufalo Bill..

 PARTE 2-Un giorno arriva un tizio con dei grossi baffi che mi dice "Vuoi essere dei nostri?"

 Insomma, questa digressione coi baffi per introdurre degnamente il quattordicesimo lavoro in studio di Nicola Caverna e dei suoi Semi Cattivi, "Dig, Lazarus, Dig!!!". Un preambolo alle nuove sortite del Nick, Lazzaro-resuscitato da un lustro d'arredamenti Ikea, pronto a riprendersi tosto il giusto plauso e dignità artistica, armato di autorevoli baffoni color carbonella. Forse tinti, vabbé, ma ci pensa il folto barbone di Warren Ellis a scolorire le trame melodiche delle undici nuove parabole caveiane, con tocchi di viola acidi e lievemente dissonanti. Un gran lavoro di produzione, comunque ( con a capo il solito Nick Launay, memore della recente garagistica esperienza Grinderman). I Bad Seeds suonano lucido e scintillante, una maturità rock invidiabile e certificata dagli anni, e cesellano ogni particolare con il rigore formale di un falegname nella sua bottega. Complice il sarcasmo del singolo "Dig, Lazarus, Dig!!!", chitarre spumose alla "Louie, Louie" dei Kingsmen e aspri rumori in sottofondo, ha inizio l'odissea/viaggio di "Larry", un Lazzaro-Houdini stanco della sua eterna condizione di zombie incompreso e ansioso del ritorno a casa, qualche decina di metri sotterrato nel buco del mondo. La batteria di Jim Sclavunos saltella nell'agile pop-rock di "Today's Lessons" e la sensazione di solido mestiere elettro/acustico dietro il sipario di tragedie, fallimenti e bibliche resurrezioni del Nostro comincia a farsi largo anche nel boogie percussivo e soul di "Moonland". Un'umanità densa, confusa e disperata quella narrata da Cave, l'anglo-australiano di Hove, Brighton. Personaggi in un infinito pellegrinaggio, verso l'oasi di un'utopica salvezza dal peccato.

 "Larry made his nest high up in the autumn branches.
Built from nothing but high hopes and thin air.
He collected up some baby blasted mothers who took their chances,
and for a while they lived quite happily up there.."

 Scava Lazzaro, non curarti del sinistro clangore metallico filo-Neubauten e post Blixa, nell'incubo notturno di "Night Of The Lotus Eaters". Continua a scavare fino le viscere della terra, madre balorda di noi poveri schiavi senza catene, uniti nella danza moderna dell'ossessiva "We Call Upon The Author", auto-invocazione tra i mugolii delle chitarre di Mick Harvey e Martyn Casey, le note ondulatorie di un organetto e improvvise scariche da delirio hip-hop/industrial. Scava ancora il putrido terriccio Lazzaro, porta alla luce i resti del distorto rock'n'roll anni Ottanta (copyright Jesus And Mary Chain) della convulsa "Albert Goes To West"; trova pace nei tramonti acustici e riverberati della country-ballad "Hold On To Yourself", un ombroso Springsteen minimalista, e nel cantato dolente di "Jesus Of The Moon", abbellita dal liuto dell'onnipresente Ellis. La vita oltre la vita, l'inquietudine di un gesto sempre uguale e domani già obsoleto, il grottesco destino di resuscitare in un luogo che non ti appartiene, e forse preferivi l'amata, vecchia tomba: dormi Lazzaro, torna nel profondo e riposa. La robusta "Midnight Man", con Thomas Wydler alle percussioni, ha un crescendo elettrico e respiro classico da polverosa cavalcata blues/noise e anticipa la conclusiva "More News From Nowhere"; otto minuti tra il Bowie di "Station To Station", l'urgenza meditabonda degli U2 di un ventennio fa e passo corale dylaniano. Un arrivederci coi fiocchi, atmosferico sigillo che chiude metaforicamente nel baule la cara Ouija board di Nick e compagni. Con un ghigno salato di soddisfazione, King Ink timbra un altro cartellino da onesto impiegato rock e tanti saluti a Larry. Bravo Nicola, adesso a te e i tuoi baffoni non rimane che presiedere da giudice l'annuale campionato mondiale di barba e baffi a Brighton, costa sud del Regno Unito. Te lo meriti.

 " Dig yourself..Lazarus, dig yourself ..
(I want you to dig ) Back in that hole.."

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