Anche un oscuro messia dell'apocalisse come Cave volle far quattrini ad un certo punto della sua leggendaria carriera, ma a differenza delle mezze calzette d'oggi volle far quattrini non sacrificando sull'altare del business la qualità, l'arte immane congenita alle sue opere fino a quel momento (si era nel 1994).
Ci riuscì alla perfezione con "Let Love In", il disco che lo concilia praticamente col jet-set, eccolo l'uomo copertina, dopo 14 anni di carriera borderline con addosso la maschera della Muerte del settimo sigillo Bergamaniano ora è pronto a figurare sui rotocalchi, qualche droguccia la assume ancora, ma la vera e propria fattanza d'eroina non è che un ricordo (stando alle sue interviste, poi magari assume ancora eh,) e ne ha da dire uno che ha ecceduto l'arte medesima rischiando la vita, ne ha da domandarsi uno così, ne ha da rimuginare: prima domanda del sommo post fattante: Mi ami? Do you love me? L'eroina non ha scalfito il nobile desiderio dell'umanità: l'amore.

L'atmosfera è pregna di alghe marine e mucillaggini di Rio de janeiro, maleodoranti rimembranze di quel "Good Son" che fu, palude di suoni senza risonanza, ritmi senza danza, Nicky Caverna è drogato di bigiotteria d'amore, "Nobody's Baby Now": Nick the Stripper sa finalmente cullare una bambina di 17 anni in grembo senza allungare troppo le mani, è la festa di compleanno della bimba e tutta la famigliola è riunita, solo innocenti carezze e niente piu estasi sigfridee che annullino l'antitesi vita/arte, Cave ci brandeggia la lingua come elastica daga, pervaso d'inquietante gioia, frutto della sua vibrante, affilatissima lama, che vuole solo sibilare. Non più il losco figuro di Tupelo, ma un vecchio gringo arrapato poco prima di cascare nel senile del boatmans call.
Il disco è tutto un rosso fuoco sospeso tra amore-eros-o-scené (come d'altronde lo è stata tutta la sua carriera), come lo è il rosso a sprazzi della copertina, ma uno come Cave non si innamora, egli eccede nell'amore, lascia entrare l'amore ("Let Love In") per poi ucciderlo e consegnarlo all'osceno (o-scené. Fuori dalla scena, l'aldilà appunto dell'eros), l'amore di cui ci parla Cave non è quello ultra-borghese, quello è il respiro della specie, è il metter su famiglia, Cave è altra cosa da ciò, il suo Let Love In è un'arcata di sopraciglia sotto la quale passa l'intero cielo, un vero cielo di violenza, di lava, d'uragano e rabbia, un cielo profondamente teologale, come la tromba degli abissi, come una cicuta bevuta in sogno, un cielo raccolto in tutte le fiale della morte, un cielo di amanti suicidi.

Non deve trarre in inganno il Cave convertitosi cristiano di oggi, il Cristianesimo dette da bere ad Eros il veleno, questi però non ne morì, ma si corruppe in vizio. I trucchetti sonori di Blixa e Harvey in "Red Right Hand" debbono far riflettere sulle musiche di questo album che per me sono tra le migliori mai scritte dai Bad Seeds, "Loverman" è forse l'ultima apocalisse scritta da Cave assieme alle ultime murder ballads di 2 anni dopo: la parola apocalittico ha origini interessanti, viene dal greco "apokalupsis", che significa rivelazione, rivelazione a sua volta deriva dal greco "apokaluptein" che vuol dire svelare, "apo" è un prefisso che in greco significa "da", "kaluptein" invece significa "velo di donna", quindi apocalittico è un termine che descrive ciò che viene rivelato quando si solleva il velo di una donna, o quando si inserisce un disco a caso di Cave dal 1980 al 1996.

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