Vi racconto una discussione (amichevole) avuta con un amico qualche giorno fa. Parlavamo dei miei problemi con la depressione e il mio perenne stato di ansia e di quanto io sia solito giudicare me stesso negativamente. Mi considero come se io fossi colpevole. Sono un peccatore, anche se non riesco ancora a capire esattamente quale sia esattamente il mio crimine.
Naturalmente lui ragionevolmente mi invitava a essere più indulgente con me stesso. Di riconoscere e accettare quelli che sono i miei limiti e che in fondo sono i limiti di ogni essere umano. Quindi mi ha detto qualcosa che non dimenticherò mai, sebbene io non abbia allo stato attuale quei mezzi necessari per comprendere appieno e fare mio questo suo 'insegnamento'. Insegnamento tra virgolette, perché del resto non è che egli si vanti o abbia la pretesa di essere un maestro o invece un professore. Mi ha detto semplicemente, 'Ascoltami. Pensi davvero che le nostre vite così ordinarie siano in fondo migliori della tua. Guardami, guarda quello che sono, ti parlo di me stesso. Sono sicuro che prima o poi capirai e riuscirai ad abbracciare te stesso e quello che sei e la vita intera. Io stesso ho perdonato me stesso perché non sono diventato un cow-boy, un astronauta, una fottuta rockstar... Tutto quello che avrei voluto diventare, quando ero un bambino.'
Faccio spesso un confronto tra quella che è la rock'n'roll musica e la figura della 'rockstar' e quello che è il pentimento, riconsiderare le cose, la redenzione. Questo perché penso che il rock and roll abbia un ruolo molto importante, centrale nella mia vita. Per me è lo stesso che per altre persone potrebbe essere la religione. Be', naturalmente non pretendo, non ho mai preteso di ricevere dal rock and roll regole di educazione etica e nessuna morale. L'unica cosa, la verità è che non vorrei essere lasciato da solo. Non voglio essere da solo, ma dall'altra parte avverto una spinta forte a distinguermi dagli altri e in un percorso identitario completamente scombinato, vorrei essere completamente me stesso e senza nessun condizionamento. Le cose sono complicate.
Che cosa, chi è veramente una rockstar? Il rock and roll può veramente salvare la nostra esistenza? Secondo Sonic Boom, ''Rock'n'Roll Is Killing My Life' ('Spectrum, 1990), per i Singapore Sling, 'Life Is Killing My Rock'n'Roll' ('Life Is Killing My Rock'n'Roll', 2004), Lou Reed molto più semplicemente diceva che la vita di Jenny fu salvata dal rock and roll.
Ecco. Lou Reed. Lou Reed per esempio secondo me è stato la più grande rockstar di tutti i tempi. Perché? Perché apparentemente aveva un ego gigantesco, e ce lo aveva sicuramente, ma in realtà era un uomo pieno di contraddizioni. Contraddizioni evidenti e che apparivano gigantesche e macroscopiche. Così gigantesche e macroscopiche che gli altri si rifiutavano di vederle. Andiamo, pensate davvero che Lou ci abbia raccontato sempre la verità in tutti i suoi dischi e le sue canzoni? 'Transformer', 'Berlin', 'Coney Island Baby', 'Rock and Roll Heart', 'Growing Up In Public' e ancora e ancora, quante cose contenute in questi dischi dicono veramente la verità su Lou Reed e quante cose ci dicono su chi egli fosse veramente. Nessuna e allo stesso tempo, paradossalmente, tutto. Lou Reed non è mai stato quell'uomo medio, quell'uomo ordinario e senza nessuna caratteristica speciale, uno che fosse semplicemente se stesso, come in quella canzone contenuta in 'The Blue Mask', ma in fondo non è mai stato veramente neppure quella rockstar dai comportamenti estremi e border-line che ha cercato di mostrarci per gran parte della sua esistenza. Era una persona solitaria, chiusa come un orso, il feroce e indomabile figlio di un ragioniere ebreo e che dichiarava che il suo unico dio fosse il rock'n'roll, quell'oscuro potere che aveva cambiato la sua vita. Quello che penso è che in fondo solo alla fine abbia veramente trovato la 'pace', il giusto compromesso all'interno del microcosmo della sua esistenza.
Nick Cave è stato probabilmente (sicuramente) la più grande rockstar degli ultimi trent'anni. È ancora probabilmente la più grande rockstar in circolazione. Lo è perché ha una grande personalità e un fascino magnetico e una presenza irresistibile. Ha costruito la sua figura mostrandocela come quella di un'anima dannata, canta di amore e di morte, di vita e di assassini e criminali. Si è posto su di un livello superiore a tutti gli altri, elevandosi a qualche cosa di irraggiungibile e nessuno può comunque in ogni caso negare due o tre cose: è un grande scrittore di canzoni, è un vocalist e interprete incredibile, ha un carisma come pochissimi altri nella storia della musica e anche per questo nel corso della sua carriera è sempre stato circondato da grandi musicisti che a loro volta avevano e hanno una grandissima personalità e carisma.
Ma chi è veramente Nick Cave. In fondo sappiamo tutto su di lui. Egli stesso direttamente a voluto a tutti i costi mostrarci tutto su di lui e le sue capacità come cantante, scrittore di canzoni, come scrittore e screenwriter, come attore. La sua immagine è quella di un uomo fiero, forte e dalla personalità oscura, una personalità dipinta a tratti marcati e dannatamente forti. È un lupo famelico, è uno stregone, che ulula alla luna e che nell'essere una divinità si oppone alla stessa figura di dio. In questo senso, con il documentario '20.000 Days On Earth' (scritto in collaborazione e diretto da Iain Forsyth e Jane Pollard), presentato durante il Sundance Film Festival del 2014, una specie di dramma musicale in cui viene raccontata una 'finta' giornata di ventiquattro ore della sua vita nel periodo in cui registrava il disco 'Push the Sky Away', pubblicato nel 2013; da questo punto di vista, questo fu il momento più alto, il climax della sua autocelebrazione e della dimostrazione della sua forza davanti al suo pubblico. In questo stesso periodo scherzosamente paventò anche la possibilità di far erigere una sua magnificente statua completamente d'oro nella sua città natale, Warracknabeal, e che lo avrebbe visto raffigurato nudo a dorso di un cavallo ruggente.
Ecco che arriviamo a 'Skeleton Tree' (Bad Seeds Ltd.). Il suo sedicesimo album con i Bad Seeds uscito lo scorso settembre e il seguito del tanto acclamato, ma a mio parere mediocre e insufficiente 'Push the Sky Away'. Disco registrato in posto diversi, Brighton, Francia, Londra e prodotto dallo stesso Nick Cave con Warren Ellis (che ha scritto in pratica tutte le musiche) e Nick Launay.
Cosa dire su quest'album. In giro ho letto che non è stato molto apprezzato e che viene visto come un episodio a sé stante nella discografia di Nick Cave. Qualcuno mi ha detto che è la cosa più triste abbia mai ascoltato e questo è forse inevitabile, se consideriamo che in fondo le liriche dell'album parlino più o meno tutte della perdita e della morte (anche se lui non viene mai menzionato direttamente) del figlio di Nick, Arthur, deceduto tragicamente lo scorso anno.
Parliamo in questo caso di qualche cosa di molto personale e che in fondo è impossibile 'valutare', qualcosa a cui non possiamo dare un voto, come si pretende oggi di dare per forza un voto a tutte le cose. D'altra parte non possiamo non parlare di questo disco, perché è comunque un disco che Nick Cave ha voluto pubblicare, e pure alla luce di tutto quello che è successo conseguemente quella che possiamo definire una vera e propria tragedia.
Intanto il disco è per forza permeato da una certa atmosfera religiosa, un tema e un certo tipo di atmosfera comunque ricorrente nelle canzoni e nel pensiero di Nick Cave e anche nei suoi testi e in tutte le sue opere in generale. Il disco è poi accompagnato anche da un documentario, 'One More Time Feeling', che racconta della morte di Arthur e di tutto quello che è successo durante la fase di registrazione di 'Skeleton Tree', cominciata alla fine dell'anno 2014,
E sì, si tratta di un disco veramente differente da tutti gli altri dischi di Nick Cave. Molto più minimale e modulato con inserti di elementi della musica elettronica e ambient e l'uso estensivo di sintetizzatori, drum machine e loops. Un disco che definirei un mix tra la musica di avanguardia e la lunga tradizione della rock and roll music e di quelli che sono i contenuti storici del blues e della musica gospel. Le canzoni sono strutturate in una maniera anomala, che non segue nessuno standard particolare. L'album nel suo complesso è una vera e propria elegia in cui i contenuti fondamentali sono ovviamente i testi di Cave e la sua voce, meno feroce che in altre occasioni, ma forse ancora più espressiva e usata in una maniera che definirei 'ridondante', dove le parole rotolano e rotolano e scivolano l'una sulle altre, creando un effetto quasi ipnotico e coinvolgente, in modo tale da realizzare in questo modo una specie di 'transfer' e entrare in contatto con chi lo ascolta trasmettendo la propria sofferenza e i contenuti delle proprie canzoni in quella che invece che una commemorazione, cosa che probabilmente è anche, appare più una celebrazione. Una celebrazione della vita, fatta da un uomo che è sempre stato considerato come un eroe, qualcuno che pretendeva di essere un eroe egli stesso, ma che alla fine è sempre stato un uomo come tutti gli altri, e che in questo senso, qui e ora, cerca un contatto più umano con gli altri. Una persona che vuole toccare con mano se stesso e gli altri perché vuole sapere e sentire di essere vero. Che tutto quello che lo circonda sia vero.
Per l'occasione, i Bad Seeds sono Nick Cave (ovvio), Warren Ellis, Martyn Casey al basso e l'eterno capitan Thomas Wydler alle batterie. Completano il 'rost' Jim Sclavunos e il chitarrista George Vjestica. Ma ci sono anche altre collaborazioni. Tra queste, Else Torp, una soprano danese da Roskilde, che canta in 'Distant Sky', una delle canzoni più toccanti del disco e forse una delle più istituzionali, assieme alla grazie e l'eleganza di 'Girl In Amber' e la title-track. Anche se da un'altra parte dobbiamo considerare che in fondo in tutte le canzoni si avverte una certa dissonanza, le atmosfere sono sempre incerte e in qualche maniera volutamente indefinite. Sfumate.
'Magneto' comincia con una specie di monologo, una preghiera, un invito e finisce in una sfuggente confusione dove tutto è fluido e l'ascoltatore viene posto in uno stato di sospensione (vedi anche 'Rings of Saturn', il blues tribale 'Anthrocene'). 'Jesus Alone' (con alcuni eco dei primi Bad Seeds) e 'I Need You' sono due toccanti episodi nella storia della rock and roll musica di quest'anno e tra le migliori che ascolterete in questo ultimo periodo. Due delle più belle canzoni Nick Cave abbia mai scritto e cantato.
Sì, i giudizi su questo disco sono discordanti. Ovviamente ci sono sempre quella tipologia di critici che acclamano ogni nuova uscita dei cosiddetti 'big'. Penso ad esempio a roba tipo 'Rolling Stone' o simili. Dall'altra parte ci sono quelli che hanno voluto acclamare questo disco perché sono semplicemente dei grandi appassionati di Nick Cave tout-court o per l'interesse, più o meno morboso, per quelli che sono stati i recenti avvenimenti della sua vita e ci sono persone che invece proprio per questa ragione ritengono che Nick Cave non avrebbe dovuto comporre questo disco o che forse avrebbe dovuto fare un lavoro differente. Qualcun altro non vede continuità in questo disco per quella che riguarda la storia di NIck Cave come cantante e scrittore di canzoni e considerando i suoi lavori precedenti. Qualcuno avrà domandato a se stesso, 'Ma dov'è Nick Cave.' E immagino che a porsi questa domanda sia stato anche lui stesso medesimo, Nick Cave. Chi sono. Noi, tutti quanti e lui stesso per primo, vorremmo che lui fosse sempre e comunque per forza una rockstar. Ma essere una rockstar significa allo stesso tempo sia essere acclamato dalle folle, sia essere allo stesso tempo in qualche maniera sofferente. La croce è l'unica via. Come Gesù. Sei Dio e allo stesso tempo sei un uomo, ma la verità è che sei lo stesso che tutte le altre persone. Non ci sono competizioni e non ci sono confronti, ma deve esserci solo la ricerca di un incontro. Possiamo vivere la nostra vità in comunità e condividendo uno con'altro i nostri momenti di grazia e quelli di sofferenza.
Ritengo che molti non abbiano appieno compreso i contenuti di questo disco, io stesso magari potrei aver scritto solo un mucchio di cazzate,e perché questo disco sia il migliore di Nick Cave da un sacco di tempo a questa parte e un episodio speciale all'interno della costellazione della sua discografia. La grandezza di 'Skeleton Tree', del resto, sta esattamente nel fatto che è un disco nudo, che non ha solo a che fare con Nick Cave e la sua immagine e la sua storia e la sua vicenda personale, ma è qualcosa che ci tira in ballo e coinvolge tutti quanti.
È un disco che parla delle nostre esistenze. Ascoltatemi. Ieri sera ritornavo a casa dal lavoro. Camminavo da solo lungo la strada, avviandomi lungo la mia strada lentamente. Nella piazza dove c'è la chiesa, il giovane prete parlava al microfono davanti alla folla composta da donne e uomini di tutte le età sotto la grande ombra del Cristo Redentore. Un ragazzo moriva di overdose e il prete parlava del valore della vita e della morte e puntava il suo dito contro il consumo di droghe e contro chi isola e abbandona queste persone, rivendicando la centralità della famiglia e del contatto tra gli uomini. Ma io non faccio parte della sua chiesa. Dall'altro lato della piazza, gli spacciatori siedevano sulle loro motociclette fumando sigarette completamente indifferenti a tutto quello che stava succedendo. Un predicatore di Dio, all'angolo della strada, parlava di Gesù e cantava le sue canzoni di redenzione e di amore verso Gesù. Ma io non appartengo a Gesù. Anche se lo rispetto. Il vecchio era buttato a terra sull'asfalto, disteso e rannicchiato su se stesso e quasi completamente privo di sensi. Era ubriaco. Mi sono fermato, ho provato a scuoterlo e poi con forza l'ho tirato su, non è stata la prima volta, e l'ho aiutato a mettersi seduto con le spalle al muro. Non avevo nulla da offrirgli e tutti i negozi erano chiusi, ma mi ha chiesto una sigaretta. Gliel'ho accesa e abbiamo fumato assieme. Gli ho chiesto se andava tutto bene e lui mi ha risposto di sì, e l'ho lasciato stare lì anche se sapevo che in fondo non c'era proprio nulla che andasse bene. Un cazzo. Ho aperto il portone di casa e ho salito gli scalini piano uno alla volta. Ho aperto la porta. Mi sono tolto le scarpe e ho preso del cibo dal frigorigero, che ho consumato lentamente guardando distrattamente che cosa passava alla televisione. Mi sono sentito completamente solo e lo ero, ma per fortuna mi sono addormentato presto sulla poltrona prima di autocommiserarmi troppo e ho dormito di fila tutta la notte fino al momento in cui il sole è sorto di nuovo e è cominciata una nuova giornata.
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