Allora, visto che è la mia prima recensione, mi impegnerò di brutto a violare tutte le buone regolette indicate dalla redazione ok ;-)?

Dunque non lo so se è mai capitato, a voi li fuori, di rimanere fulminati... da un disco (si chiamano ancora così) ?

Io sono rimasto fulminato da questo disco. E', credo la somma di elementi che di per sè hanno qualcosa di eccezionale.

Punto primo: la cifra stilistica, termine che fa molto fico, ma c'è. Dunque nick quando ha scritto questo disco aveva poco più che vent'anni (io invece, nascevo), eppure ... era già padrone di un vocabolario definito e particolare, della sua Voce, che non è per tutti i musicisti così facile da trovare - credo di aver letto da qualche parte che avesse avuto con questo disco il 'riconoscimento' - 15.000 copie vendute peraltro - cosa che per altri musicisti si ha con anni di gavetta, e di autopromozione.

Punto secondo : il genere - che era innovativo in anni di rock, blues, e folk blues. non era nulla di tutto questo ed era tutto questo insieme. Un folk raffinatissimo, talmente bello negli arrangiamenti ad essere paragonabile alla musica classica (nick ascoltava assiduamente i concerti brandemburghesi, e il suo rigore stilistico, e dei particolari tecnici ne sono la prova provata..) , talmente romantico e struggente nei testi da essere associato alla poesia dei più grandi poeti inglesi (ed i suoi testi hanno valore anche senza musica). Era studiatissimo e perfetto, eppure era libero, era unico e trasgressivo, prendeva spunto da tutto questo ed era diverso ancora. qualche volta pare di vedere i musicisti che partecipano al disco in difficoltà nell'associare gli stilemi della improvvisazione di 'genere' alle innovative armonie di nick drake - ci sono, dal punto di vista puramente tecnico, delle sequenze di accordi che, a tutta prova di 20 anni di ascolto, non ho ritrovato in nessun altro. Il risultato è però ancora più eccezionale, e queste 'discrasie' lo arricchiscono e ne aumentano il valore. Stupisce invece l'assonanza completa con R. Kirby, autore degli arrangiamenti per archi e fiati.

Ecco, il punto terzo è il più difficile. Perchè una cosa è quando uno è bravo, e una cosa è quando uno ti parla direttamente al cuore, senza passare dal tuo cervello - e questo è quello che sento quando ascolto il suo disco. Credo che tutto questo sia possibile perchè Nick Drake metteva tutto il suo essere, senza riserve, senza rete di salvataggio (come scrisse in una delle sue lettere), nella sua musica. Dei segni, che lui vedeva intorno a sè, e che erano il suo mondo, non deve aver potuto parlare che a pochissime persone, nonostante il successo del disco, ma evidentemente e fortemente lo ha desiderato.

"Bryter layter" è un disco bellissimo. Perfetto. Il migliore che abbia mai ascoltato. Il paesaggio che disegna è completo, è un universo, con i suoi luoghi, i suoi personaggi, i suoi simboli. Questo è più di tutto quello che mai ci si possa attendere da un disco. E questo è quello che è per me.

Ciao!

Carico i commenti...  con calma