"Il mondo dopo la fine del mondo" vi offre, miei cari aspiranti lettori, due meravigliose possibilità: o vi conquista, vi fa impazzire, vi prende e non vi molla più, oppure vi irrita, vi frustra e vi obbliga a rinunciare dopo appena una decina di pagine. Aut-aut belli miei, o l'una o l'altra, niente mezzi termini.
Il signor Harkaway, quarto pargolo di John le Carré, ha sfornato un libro complesso, non c'è che dire. E' un romanzo? Forse. Un thriller? Anche. Un horror? Potrebbe essere. Per quanto mi riguarda, un capolavoro. Una cosa è certa: "Il mondo dopo la fine del mondo" è totalmente ed irrimediabilmente folle. La storia è folle. Lo stile è folle. Persino la copertina (quella dell'edizione italiana) è folle, un applauso a Mark Brown. E i personaggi? Folli anche quelli, anzi, di più: Assurdi.
Ma insomma, alla fine che diamine è quest'opera? Un'accozzaglia di generi diversi, un mosaico di immagini ed effetti sonori, un caleidoscopio fatto di arti marziali, mutanti, armi nucleari, mimi, politica, ninja e una spruzzatina di sesso. La trama? Un casino. Dunque, ci sono un tizio senza nome e il suo migliore amico, Gonzo Lubitsch, che si ritrovano tra le mani il destino della poca popolazione umana rimasta dopo l'Apocalisse e... Sentite, lasciamo stare, fate vobis.
Insomma, questo "The Gone-Away World" (col titolo originale fa molto più fico) si è rivelato una gran bella sorpresina, molto gustosa ed avvincente, un sentito ringraziamento ai miei vecchi che me l'hanno regalato. Una sola raccomandazione, nel caso in cui decideste di iniziarlo: prestategli la massima attenzione, non perdetevi una parola, altrimenti finirete per non capirci una cippa.
E non dite che non ve l'avevo detto.
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