Nick Magnus, al suo terzo lavoro come solista, ce l'ha fatta! Aiutato da musicisti del calibro di Steve e John  Hackett, Nick ha creato uno splendido caleidoscopio musicale dal quale sviluppare tutto l'album. Coinvolgente dal punto di visto melodico, "Hexameron" lascia sbalorditi per l'intensità e per le emozioni che genera ad ogni ascolto.

Il primo brano "Singularity" è introdotto da un pianoforte soffuso, si sviluppa ben presto nella melodia di base, sottolineata dalle tastiere e dal flauto di John Hackett. Un motivo che una volta ascoltato non abbandona più l'ascoltatore. Verso la fine la chitarra di Steve s'inserisce a spirale sottolineando i passaggi più ritmici con l'inconfondibile suono che ha caratterizzato il sound dei Genesis. Segue "Dancing On The Waters" eterea e sognante, con la splendida voce di Clare Brigstocke a sottolineare la prima parte, per lasciare poi spazio alle tastiere per riprendere il ritornello con un accento più marcato.

"Marduck" è di chiara ispirazione genesiana, ed il cantante, Tony Patterson fa un po' il verso a Peter Gabriel. Un'ottima canzone, che si sviluppa in diversi momenti ritmici pur girando intorno al medesimo tema. Con "Sophia Song" entriamo in una dimensione celtica da favola. La suadente voce di Siobhan McCarthy ci riporta alla memoria i Clannad per una delle migliori canzoni del disco. "Double Helix" è solo strumentale, ed è scollegata da quanto abbiamo fin qui ascoltato. Brano piacevole dove il flauto e la viola sono i protagonisti principali. "Brother Sun & Sister Moon" è forse l'anello debole del disco, con uno sviluppo epic che non raggiunge l'intensità necessaria per essere convincente. Steve Hackett si ripropone in "The Seven Hands Of Time" con una melodia struggente che resta in sospeso fino al pezzo successivo. 

Tutta la poesia di "Hexameron" si condensa nel finale, nella splendida "The Power Of Reason". Un intro corale, una preghiera d'altri tempi, lascia spazio alla chitarra che esegue un assolo molto intenso, uno dei migliori di Hackett in assoluto. Il limite dell'opera forse è la mancanza di un batterista. Un vero peccato, benché la drum machine sia ben programmata, non rende giustizia alle canzoni che risentono negativamente di questa assenza. A parte i limiti tecnici, Hexmeron è un disco magico, ed ogni amante del prog rock non potrà che adorarlo fino all'ultima nota.

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