Ricordate Nick Waterhouse, quel ragazzo un po' nerd che vorrebbe avere la pelle nera e che veste come se vivesse nella prima metà del secolo precedente e canta e suona del vecchio rhythm and blues, jazz, soul, boogaloo? Molto bene, quel ragazzo è tornato con un nuovo disco, intitolato 'Never Twice' (Innovative Leisure), uscito lo scorso 30 settembre e prodotto dallo stesso Nick e da Michael McHugh (Black Lips, Ty Segall, Allah-Las).

Con una band particolarmente composita (e corposa) e di conseguenza con degli arrangiamenti particolarmente accurati, Nick Waterhouse ha realizzato un altro disco che sicuramente sarà molto apprezzato da critica e pubblico per la sua eleganza e il suo essere easy-listening e allo stesso tempo 'catchy' e perché in un certo senso questo 'revivalismo' si può benissimo considerare come qualche cosa di ricorrente nell'immaginario della nuova generazione che guarda con un certo fascino a quella determinata fase storica. Non saprei. Direi che Nick Waterhouse è come il burlesque, come quelle feste a tema che organizzano determinati locali e dove tutti si vestono come se fossero dei gangster. Probabilmente dieci anni fa uno come lui lo avremmo definito semplicemente uno 'sfigato', qualche cosa del genere. Oggi generalmente è stata adottata la definizione 'hipster', che in verità ha delle radici culturali che sono molto più vecchie, ma non divaghiamo... A tale proposito, comunque, ha fatto un buon film il regista Noah Baumbach (quello di 'Greenberg' e 'Frances Ha'). Il film è 'While We're Young' (2014), centrato sia su questa specie di movimento culturale giovanile volto al revivalismo che su quelle che sono nella pratica le vicende di un documentarista di New York e di sua moglie, che cominciano a frequentare una coppia ventenne (e di vent'anni più giovane). Più che un contrasto tra le due generazioni e dove apparentemente la coppia di ventenni (Adam Driver e Amanda Seyfried) appare incredibilmente più in gamba dei vecchi Ben Stiller e Naomi Watts, rifiutando la tecnologia e rivalutando tutto quello che è considerato invece vecchio e obsoleto, superato, il film in realtà si incentra forse maggiormente sulle difficoltà della coppia di protagonisti di accettare il fatto di avere quarant'anni e allo stesso tempo anche quella che è la propria storia e identità culturale per quello che è e per quello che è stata e senza rinnegarla e rimpiangere le differenze con la seguente generazione. Ciononostante o forse anche per questo, credo che il film renda più o meno l'idea di quello che voglio dire.

Del resto non deve sorprendere ad esempio che Nick Waterhouse oltre che cantare e scrivere le proprie canzoni, sia anche un produttore. Ha lavorato per anni con quelli che sono suoi ottimi amici, gli 'Allah-Las', e sin dal loro debutto e già dallo scorso decennio con musicisti come Ty Segall, Mikal Cronin, The Growlers, Cold War Kids. Cosa che significa che, a parte la sua fissa e il suo ispirarsi chiaramente nel fare musica a quelli che sono contenuti lontani nel tempo, Nick Waterhourse (trent'anni lo scorso febbraio) è comunque un ragazzo del suo tempo e come tale perfettamente inserito nel contesto culturale del posto dove vive, la città di Los Angeles, California. E questo è chiaramente un aspetto cui prestare attenzione. Voglio dire, che cosa rappresenta, come artista, una figura come Nick Waterhouse nella cultura e società contemporanea?

Personalmente non apprezzo i revival. Ritengo che nella nostra società, che nella società del nostro tempo, ci siano contenuti positivi e negativi, chiaro, ma in ogni caso non ho nessuna nostalgia del tempo passato. Magari di un tempo passato che non ho mai vissuto. Del resto il passato è qualche cosa che è andato via per sempre e che possiamo al limite considerare una specie di eredità culturale, un patrimonio acquisito naturalmente, che può anche essere fonte di ispirazione e di riflessione, ma mai qualche cosa da ripetere come se volessimo percorrere un percorso già tracciato e ripetere sempre gli stessi vecchi schemi. D'altro canto non so (ma non credo) che il revivalismo possa essere considerato una sorta di forma di opposizione alle attuali strutture sociali e francamente non penso neppure che questo sia negli intenti di Nick e di questo disco: lui è semplicemente affascinato da quelle sonorità e da quel periodo che per forza di cose non ha potuto vivere in prima persona. Ma questo in definitiva mi fa pensare più a un contrasto con la generazione precedente alla sua che a una specie di atto di ribellione contro la nostra società.

A parte tutte queste considerazioni e venendo finalmente nel concreto ai contenuti del disco, è indubbio che Nick Waterhourse sia un buon musicista e scrittore di canzoni e ce lo dimostra anche questa volta con un lavoro accurato come 'Never Twice'. Non vi aspettate ovviamente nulla di innovativo, ovviamente, come potrebbe essere altrimenti, ma limitatevi ad apprezzare quella che è una buona musica e di facile ascolto, sebbene un mio grande amico potrebbe anche definirla ironicamente e con un po' di cattiveria come 'musica da lounge bar'. Dal soul ritmato di 'It's Time', la opening track, dove è l'organo a dettare il tempo, al boogaloo soul di 'I Had Some Money (But I Spent It)' e 'Tracy', al groove di 'Straight Love Affair' con un uso particolare dei cori e che rimandano alla ancora più antica tradizione del gospel. La ballata per piano 'Lucky Once', il jazz suburbano di 'La Turnaround', e fino alle ballate rhythm and blues come 'The Old Place' e la lunga calypso 'Stanyan Street' dominata dall'uso del sassofono. In pratica Nick esplora di nuovo tutto il mondo delle sonorità rhythm and blues and club jazz degli anni cinquanta e quelle della tradizione soul e boogaloo degli anni sessanta. Qualcuno pretende di considerare a parte questo un mix con una certa sensibilità contemporanea e che darebbe a questo disco qualche contenuto e significato particolare nel contesto sociale e culturale per il nostro momento storico, ma devo ammettere che, pure considerando questo disco quello che fino a questo momento è il suo lavoro migliore e dove si denota anche una maggiore varietà nel sound rispetto ai precedenti, anche questa volta non sento niente di tutto questo nel nuovo lavoro di Nick Waterhourse. È un disco di revivalismi e ben suonato e dal facile ascolto. Tutto qui. Pretendere di più sarebbe sbagliato e porterebbe fuori strada.

La grande domanda questa volta, al contrario, è un'altra. 'Time's All Gone' e 'Holly' sono stati da subito apprezzati e hanno dato a Nick Waterhouse una immediata fama e riconoscimenti all'interno della subcultura 'indie'. Cosa succederà con questo nuovo disco? Voglio dire, 'Never Twice', sarà per lui una specie di trampolino di lancio che lo renderà conosciuto e ascoltato anche da un'audience più vasta? Un pubblico più ampio. Magari non composto esclusivamente da veterani della seconda guerra mondiale.

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