Ho una notizia buona e una cattiva.
La buona è che i "resto di cinque cents", questo più o meno è il significato del loro nome, non sono una band nu-metal, il che non è scontato dirlo, secondo me, visto quanto nel 2001-2002 questo genere spopolava ovunque.
La cattiva è che a questi quattro canadesi di Vancouver, capitanati dal frontman Chad Kroeger, manca una cosa fondamentale: l'originalità. Intendiamoci subito, i Nickelback non hanno inventato o scoperto un bel niente. A me piace definirli una band "hard rock con il freno a mano tirato", insomma fanno parte di quel filone di band (un'altra che mi viene in mente sono i Creed) che prendono riff (quasi)hard rock, il rockettone "da autostrada americana", addirittura qua e là un po' di grunge e shakerano il tutto con un po' di melodia e una voce potente e ruvida quanto basta. Il risultato è un rock energico volto ad accontentare un po' tutti e in questo senso sicuramente "commerciale".
"Silver Side Up" è addirittura il loro quarto album (sono in attività dal 1996, anno in cui risultano pubblicati due album più il successivo "The State" del 2000) ma lo si può definire un cd d'esordio dato che con questo lavoro si sono fatti conoscere in Europa dove hanno "sfondato" soprattutto grazie al singolo "How You Remind Me".
Questo album è costituito da buoni pezzi rock, alcuni più tirati altri meno, tutti costruiti sul classico schema voce, chitarra, batteria. Si inizia con "Never Again" che promette veramente bene con una batteria iniziale che mi ricorda vagamente "Come As You Are" su cui si inserisce il riff che ci accompagnerà per tutto il brano. Date un'occhiata a questo e ad altri testi, qui predomina l'elemento autobiografico: le liti tra la madre e il padre ubriaco e violento di Chad a cui lui assisteva da spettatore inerme.
Si arriva poi a quel piccolo capolavoro di "How You Remind Me", canzone che mi ha fatto scoprire questo gruppo e mi ha tenuto molta compagnia in un periodo in cui ero arrabbiata (uso un eufemismo) con il mondo intero. Che dire di più? E' costruita su momenti tranquilli, parlati, che esplodono nella carica del ritonello con dei bassi così potenti da far tremare le bottiglie (vuote) di vodka sul lavandino! (parlo per esperienza). Si prosegue poi con "Woke Up This Morning" e l'altro gioiellino, "Too Bad", altro testo autobiografico in cui Chad esprime il rimpianto per il fallimento del rapporto con il padre che lo abbandonò "When I needed you the most". Segue a ruota "Just For" in cui il tema dell'amore, fino ad ora trattato abbastanza marginalmente, esplode in una folle gelosia. Il testo è da brivido: "I want to take his eyes out/ just for looking at you/ I want to take his hands off/ just for touching you" e via così.
Dopo la discreta "Hollywood", si passa a "Look What Your Money Bought" dove Chad se la prende con una donna viziata e ingannatrice. Il riff che qui ci fa compagnia resta in mente dal primissimo ascolto. Ma i Nickelback non hanno ancora sparato tutte le cartucce perchè devono ancora arrivare "Where Do I Hide" e "Hangnail" che trattano uno dei miti più classici degli States: il criminale in fuga da tutto e da tutti. Per concludere i Nickelback ci salutano con una epica e malinconica ballatona dal titolo "Good Times Gone".
Se i Nickelback vi interessano o solo incuriosicono, lasciate stare i successivi, discreti, album, cominciate da questo. Non sarà un capolavoro che resterà nella storia ma almeno dà l'impressione di essere stato realizzato con grinta, passione ed energia. Tutti elementi che hanno cominciato a scarseggiare negli ultimi lavori, annacquati in un mare di ripetitività e di inutile e scontato sentimentalismo
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