Nell'autunno del 2001 le classifiche radiofoniche venivano scosse da un mezzo tormentone dal titolo "How you remind me" di tali Nickelback. Mi dissi subito che non ne avrei mai voluto sapere di questi tizi in quanto odio i tormentoni che ti stracciano i coglioni per la frequenza con cui vengono trasmessi alla radio (ormai non ho più ragione di lamentarmi perchè per radio seguo solo lo zoo di 105, rock fm o le partite di calcio se sono in viaggio) e che riescono a farti imprecare verso canzoni e artisti magari anche bravini o che meritano di essere ascoltati.
Nonostante tutto ho visto su mtv (avevo quindici anni allora) il video di "Too bad". Non male ho pensato. Dopo l'acquisto di "Silver side up" che non mi è dispiaciuto per niente, decisi di scoprire come fossero prima del successo. Comprai quindi "The state" e mi sorpresi molto nel sentire che sembrava di sentire la versione più grezza, ma non priva di fascino, di "Silver side up". Devo dire che mi sono subito piaciuti anche con l'uscita di "The long road" perchè nonostante il successo si sono mantenuti sulla stessa linea rock senza svendersi più di tanto (eccezion fatta per i singoli che risultano essere sempre più flacidi uscita dopo uscita). Nonostante "Silver side up" rimanga il mio preferito, vedo "The state" sullo stesso livello di "The long road" in posizioni opposte. Mi spiego.
Se con "The long road" siamo un gradino sotto a "Silver side up" (che secondo me rappresenta il picco), ma in fase calante, con "The state" siamo in piena vena creativa che porterà a maturare il loro sound al massimo nel disco successivo. Il cd si apre con un classico pugno nello stomaco per farti reagire subito al suo ascolto, come d'altronde succede in ogni loro lavoro. "Breathe" parte a razzo e non ti lascia il tempo di pensare a nulla che subito ti fa scatenare. Se questo da un lato può essere un vantaggio dall'altro può sminuire i brani successivi rendendoli più opachi. Per fortuna il calo di energia qui viene attutito con "Cowboy Hat" coinvolgente traccia che però ha smarrito l'energia dirompente dell'opener iniziale. Poi arriva "Leader of men" (che io preferisco nella versione acustica che conclude l'album) che è una ballata molto bella per placare un po' gli animi. La successiva "Old enough" cerca di riaccendere un po' l'album che carbura al meglio con "Worthy to say" la traccia migliore dell'album che trascina e si placa come l'animo di un ragazzo che ha tanta rabbia dentro, ma la soffoca e la lascia bruciare all'interno.
La ruvida "Diggin' this" sembra voler dare una scossa al cd , ma il brano numero sette "Deep", riesce a placarla col suo ritmo pesante ma blando. La scossa si propaga con "One last run" che nel suo ritmo da l'idea del correre e dell'aumento della fatica. "Not leavin' yet" è molto carina, ma ha un chè di già ascoltato. "Hold out your hand" ha un incedere pesante e ben ritmato con un vago sapore medio-orientale. Chad Kroeger, leader e cantante del gruppo texano, ha scritto tutti i bellissimi testi di quest'album e possiede una bella voce che bene si amalgama al genere proposto e risulta molto duttile e potente. L'artwork è abbastanza semplice senza nulla di esaltante nettamente inferiore a quelli successivi. Un classico album nickelbackiano.
Per chi li conosce forse sa già cosa lo aspetta siccome sono senpre fedeli a loro stessi. Il che è da vedere se può essere inteso come vantaggio o svantaggio. A voi la scelta.
Ps: Non ho inserito paragoni con gruppi analoghi quali Creed in quanto non ho mai ascoltato loro lavori. Lacuna questa che sto cercando di colmare in questi giorni con l'ascolto di loro album. Chiunqe voglia esprimere giudizi è pregato di farlo nei commenti. Grazie
Carico i commenti... con calma