Nico è una leggenda; è nata come seducente e graziosa top-model e star del cinema - incredibile la sua imponenza nel suo corpo e la possente fierezza nell'incedere del passo, agghiacciante il suo sguardo di pietra - e poi, avvelenata dal genio che in lei era insito da sempre, è cresciuta e morta come una triste e scultorea musa della musica sepolcrale. E riposa immutata e sempre splendente la sua impeccabile e statuaria figura, e rieccheggia ancora la sua voce, simile a quella di un ragazzo, capace di essere ferma e inesorabile, ma anche dolce - nella sua marmorea durezza - tenera, debole, quasi innocente; e rieccheggiano anche le sue canzoni - apocalittiche e meravigliose - vere e proprie marce funebri capace di toccare l'animo umano nel suo lato più profondo e recondito per nuove e più intense esplorazioni di quel cupo groviglio di domande, ipotesi e dubbi esistenziali che dal primo giorno di Vita tormentarono la mente del genere umano.
Uscito nell'85, "Camera Obscura" è il più misterioso ed affascinante - e a mio avviso il più bello - lavoro di tutta la straordinaria carriera musicale in cui realizzò tra le più geniali opere d'Arte di tutta la Musica Contemporanea: da "Desertshore", prodotto dal suo amico e amante John Cale, (in cui fra le sue perle intramontabili c'è anche posto per una tenera quanto agghiacciante filastrocca in lingua francese, "Le Petit Chevalier", interpretata dal figlio Ari - avuto dal famoso attore e regista Alain Delon - che allora non aveva più di quattro anni) a "The End", (in cui la Nostra reinterpreta il Capolavoro dei Doors in chiave più lenta e tenebrosa - ma questa non regge il confronto con l'altra sua versione live, magica ed ipnotica, contenuta nel super-consigliato "June 1st 1974"). E non menziono l'agghiacciante "The Marble Index" o il più morbido e scoppiettante "Chelsea Girl", suo album d'esordio da solita, o ancora il suo famosissimo ed epocale "The Velvet Underground & Nico", che però mai fu caro a lei e a tutti i suoi fan perchè nel culto filo-velvetiano avrebbe sempre fatto la non veritiera parte della bellona-senza-talento di turno incastrata a forza tra un gruppo di talentissimi perchè era andata a letto qualche volta col produttore e finanziatore - chiedo umilmente perdono per loro, o sommo Andy, non sanno quello che fanno. Ma non divaghiamo; parliamo invece della situazione in cui Christa si trovava al momento: chanteuse affermata ed onorata, era riuscita a divenire un simbolo, un'icona di intere generazioni, squisito riassunto di tutte quelle belle ragazze che, nei decenni passate, grazie al loro fascino e al loro cervello erano diventate le amanti di uomini famosi e potenti, e alla fine anche loro erano riuscite a fare qualcosa di proprio, e a volte anche benino (generazione della quale un'altro esempio perfetto è la nostra Amanda Lear). Aveva conquistato, la Nostra, il limite massimo di popolarità che però concedeva anche la possibilità di adorazione estrema da parte della ristretta e pregiatissima nicchia di cultori della musica underground; non lontano sarebbe stato il suo indimenticabile "Live In Tokyo", soltanto una di tantissime date di un tour che ormai toccava zone di tutto il mondo, sia come illustrissima spalla di colossi come Siouxsie, Joy Division e David Bowie, sia come unica e sola protagonista circondata dai fan in tripudio. Si trovava indubbiamente all'apice della sua carriera.
La situazione non era così felice presso la sua vita privata, tormentata da dolori personali (la perdita della madre e la sua separazione da Delon) che cercava invano di sollevare con eroina, alcool e sigarette; di quegli anni fu una triste dichiarazione: "Un vero artista deve autodistruggersi, mi pare che io ci stia riuscendo". Tutto ciò testimonia - e giustifica - l'indole particolarmente tenebrosa di "Camera Obscura". Il sound è nero, buio, arricchito da parti elettroniche e da un complesso di pochi strumenti (tastiere, percussioni ed harmonium) in cui ipnoticamente, ripetutamente in alcune canzoni, tra le quali la bella title-track, appaiono bruschi suoni metallici, mentre la voce della Nostra, più rauca del solito a causa delle sigarette e dell'età non più verde, appare sperduta e inquieta: non, però, così persa, astratta indipendente dalla struttura melodica (vedi "The Marble Index") ma pare più ordinata, più schematizzata e consona ai canoni della 'forma canzone'. Ciò comunque non esclude una serie di sfumature vocali: il sound caratterizzante è povero e il ritmo è ripetuto incessantemente, sorretto interamente dall'imperiosa voce di Nico, a volte movimentata - vedi la splendida "Tananore", toni arabbeggianti, in cui l'inizio della strofa è così sussurrato che si stenta a riconoscere il vocione della Paffgen, che poi si scatena nel finale - o eterea - "Into The Arena" sarà la colonna sonora delle vostre più grandi paure - o, infine, impassibile - "Fearfully in Danger" il Capolavoro dell'album in cui Nico ripete inesorabile i vocaboli, scandendoli in tono grottesco ed interpretandoli al limite della comprensione. Un posto d'onore è chiaramente riservato alla magnifica e commovente "My Funny Valentine" (adottata come titolo - ma con una modifica che gli conferisce un significato ben più macabro - di un gruppo famoso come fondatore degli "shoegazer"; sapete di chi si tratta, vero?) in cui, accompagnata da dolci note di tastiera, la voce di Nico, più roca e mascolina che mai, al culmine dell'ambiguità sessuale, ci mostra il suo lato dolce e tenero, il suo poema d'amore e di tristezza, l'ultimo canto di un cigno che poco ancora avrebbe avuto da soffrire per una vita colma di dolori e desolazione. Infatti solo pochi anni ancora di sofferenze l'avrebbero separata da una morte che ha del misterioso ancora oggi.
Christa Paffgen muore alle ore 8:00 p.m. del 18 Luglio 1988, presso il Cannes Nisto Hospital, dove cercarono inutilmente di rianimarla. La diagnosi è: morte a causa di emorragia interna dovuta a causa di una banale caduta dalla bicicletta, presso la sua villa ad Ibiza, in cui soleva trascorrere le vacanze estive. L'incidente fu causato anche dalla dose massiccia di narcotici ed anti-depressivi che poco priva aveva ingerito e che l'avevano resa debolissima, agonizzante. Una morte crudele ed affascinante, importante ed ultimo, finale tassello della Vita di una Donna comunque immortale.
Anni dopo, l'ormai lontano 1998, la brava Susanne Ofteringer realizzò un ben fatto documentario che narra con eccezionale maestria la sua biografia e raccoglie le celeberrime canzoni.
Il titolo di questo documentario? NICO-ICON!
My funny valentine Sweet comic valentine You make me smile with my heart. [. . . ]But don't change your hair for me, Not if you care for me. Stay little valentine, stay! Each day is Valentine's Day.
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