La voce spettrale che la chanteuse tedesca Nico aveva messo a disposizione per alcuni celeberrimi e magnifici brani dei Velvet Underground, viene messa al servizio del pubblico musicale negli album solistici dell’introversa vocalist. Dopo un esordio non molto eccellente, dal nome “Chelsea Girls”, titolo che viene dato anche al film d’avanguardia diretto da Andy Warhol, beniamino della cultura underground newyorkese, l’artista dal timbro vocale cupo pubblica un album discografico fornito di un’enigmatica intestazione: “The Marble Index” (L’indice di marmo). L’idea del marmo, materiale assai brillante e apprezzabile, riconduce forse alla sfera sensoriale del tatto, ma traslata può avere un valore legato alla durezza dei sentimenti, nonostante la lucentezza. Le liriche e la musica di Christa (nome di battesimo di Nico) comunicano angoscia, profonda tristezza, annientano l’ascoltatore con la loro spontaneità, con la loro assenza di inibizione. La cantante intende esorcizzare i suoi demoni attraverso la musica e vuole rendere nota al mondo la sua sofferenza. Per quanto riguarda il titolo dell’album, di cui si parlava prima, l’indice potrebbe essere un chiaro segnale: l’indice di marmo potrebbe non essere altro che un allegoria della mano che giudica, del dito che punta per biasimare.

Oltre alla giovane turbata ragazza di Colonia, nell’album figura come musicista il rinomato artista sperimentale John Cale, che aveva militato anch’egli (scusate il pleonasmo) con i Velvet Underground di Lou Reed. Egli suona il suo strumento abituale, la viola, e si cimenta nell’esecuzione dei brani anche dietro il pianoforte, il basso, la chitarra elettrica, il glockenspiel (strumento a percussione comunemente chiamato metallofono), le campane, e infine dietro all’armonica e a diversi fiati (strumenti a fiato). La ragazza, oltre a cantare, suona l’harmonium.

Con “Marble Index” Nico introduce per la prima volta un genere che avrà larga eco negli anni ’80 e ’90, il genere gotico: ella, nei panni della “sacerdotessa delle tenebre” tesse la sua tela musicale e scava dentro la propria psiche e dentro quella di colui che ascolta. Il preludio strumentale anticipa la suggestiva “Lawns of Dawns”, che, come afferma la chanteuse tedesca, è stata scritta da lei stessa dopo un’esperienza “spirituale”, influenzata dal peyote, in compagnia di Jim Morrison, leader dei Doors, sua vecchia fiamma. D’altro canto “No one is there” viene dedicata dall’autrice primariamente al trentasettesimo presidente della “Terra dalla Bandiera adorna di stelle”, Richard Nixon, poi a Reagan, quarantesimo presidente degli stessi USA. La successiva “Ari’s Song” si riferisce altresì all’unica figlia della poliedrica vocalist, Ari appunto. Il secondo lato dell’LP è occupato da soli tre pezzi di media lunghezza (quattro-cinque minuti), tra i quali spicca la finale “Evening of Light”, per il quale è stato anche girato un video promozionale in cui compare l’istrione del psychedelic/glam rock, Iggy Pop, leader degli Stooges.

Pubblicato dalla Elektra Records, questo album non può che essere considerato un capolavoro innovativo della storia musicale degli ultimi cinquant’anni. L’eredità tra i musicisti moderni è imponente: ci sono nomi importanti come quello delle band Siouxsie and the Banshees e Dead Can Dance. Il 1969 è un anno di grandi artisti e di magnifici LP e tra i grandi artisti si stanzia di diritto Nico con il suo eccellente “The Marble Index”, capolavoro per il quale chiunque dovrebbe togliersi il cappello e inchinarsi.

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