The Marble Index (1969), è il primo lavoro solista dell'indimenticabile Nico, la capostipite incontestata di tutta quella musica che trae linfa vitale da realtà "sepolcrali". La musica proposta da Nico, soprattutto in questo suo primo lavoro, è decisamente a-temporale nella sua "surrealità" (se mi è consentito il termine). Fuori da ogni connotazione temporale è in primo luogo l'uso costante dell'harmonium, uno strumento dal suono arcano e religioso allo stesso tempo. La voce frastornata, usata anch'essa come uno strumento indipendente dagli altri, sembra in preda ad un'allucinazione, fa pensare intensamente ad un'eco che proviene da spazi lontanissimi, un'eco emessa da una bocca "sonnambula" sbocciata da giardini al di là del tempo e dello spazio.

Questo è particolarmente evidente nelle spettrali Lawns of dawns e in Facing the wind, dove la voce è totalmente indipendente dall'intarsio musicale, provocando un effetto stridente notevole. Laddove invece il cantato si incastona armoniosamente nel resto della composizione, come nel caso delle stupende No one is there e Julius Caesar (memento Hodie), l'effetto è altrettanto sconcertante, poiché sembra di essere in presenza di ballate medievali. Ma si tratta di ballate "lunari" di matrice gotica e mitteleuropea, che sembrano affondare le proprie radici nelle acque mitiche ed inquietanti del folklore germanico, come attesta anche la chiusura di Nibelungen, dove si fa più evidente il riferimento alle tradizioni di quello che rappresenta per Nico il paese "dell'anima". Semplice proclamazione sepolcrale è invece Frozen Warnings, che precede quell'immenso gioiello oscuro che è Evening of Light. Si tratta di un brano dalla struttura molto interessante, costruito sulla reiterazione ossessiva, ogni verso è ripetuto sempre due volte:

"Midnight winds are landing at the end of time
Midnight winds are landing at the end of time
A true story wants to be mine
A true story wants to be mine
The story is telling a true lie
The story is telling a true lie
Mandolins are ringing to his viol singing
Mandolins are ringing to his viol singing"

Tranne nella terza parte della composizione, che anticipa un agghiacciante finale che spezzerà definitivamente l'incedere feerico del brano, in essa i versi sono disposti difatti in modo alternato:

"In the morning of my winter
When my eyes are still asleep
In the morning of my winter
When my eyes are still asleep
A dragonfly lady in a coat of snow
I'll send to kiss your heart for me
A dragonfly lady in a coat of snow
I'll send to kiss your heart for me"

Le atmosfere sono costantemente glaciali, fredde e siderali, al limite del metafisico, evocano oggetti ed esseri che appartengono ad un mondo diverso da quello percepibile in modo immediato. Le liriche tessono più che mai nuove corrispondenze simboliche tra realtà apparentemente comuni. Quale ardita associazione, che conclude e riassume l'album nella sua interezza, quella presente nel brano Roses in the snow, tra le rose e la neve, laddove senz'altro le rose e le luci nella notte rimandano incosciamente all'immagine del sangue:

"He came your way
And when he had to go
There were roses growing in the snow
Silently you'll go to the shadow of your soul
But you know it was like this before we had to go

You will never see these lights
Glowing in your nights
If you don't know
And there are roses growing in the snow"

 La neve come il sangue possiede un simbolismo ambivalente, rappresenta l'innocenza, il candore verginale, ma anche il deserto gelido ed il silenzio... Quel "desertshore" da cui provengono i suoni arcaici e arcani di Nico, la neve nella sua essenza apocalittica ricorda anche chiaramente il sudario e l'annientamento finale... ("blank" in inglese no significa forse vuoto?) e ripropone l'immagine del "marmo" contenuta nel titolo. Mentre il "sangue" della rosa se è legato da un lato all'Eros passionale, esso è tuttavia anche acqua tenebrosa provocata dalla violenza.

Quest'unione, allora, del sangue e della neve che Nico ottiene attraverso l'immagine inquietante delle rose che sbocciano nella neve genera un'associazione archetipica che affascina per la sua ambiguità e per il suo potere di creare altre immagini... spesso profondamente perturbanti, evocate anche dalla freddezza di una voce che pronuncia parole in una lingua straniera. Si avverte profondamente il sostrato tedesco nell'inglese di Nico ed esso rende ancor piu metallico e glaciale il suo canto, come un cristallo nato ai confini dell'etereo (la neve) e dell'infernale (la rosa di sangue)... Mi piace pensare che rose di neve siano sbocciate sul "marble index" iscritto nella mente di quella che nella sua unicità e a-temporalità non è comparabile a nessun'altra. Consigliabile l'ascolto notturno, per anime particolarmente oscure e inquiete.

 
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