Per la serie “ripescaggi dal passato”, facciamo oggi un salto indietro di appena undici anni, per andare a sentire il primo lavoro mai registrato da una delle band simbolo della Finlandia ossia quei Nightwish che hanno fatto del power metal sinfonico con influenze gothic la loro fortuna.
Formatisi nel 1996, i Nightwish all’inizio non erano esattamente un gruppo metal, anzi di metal avevano poco e niente, dal momento che proponevano una musica del tutto acustica, derivata per lo più dalla tradizione folk del nord Europa il tutto visto da una prospettiva decisamente grigia.
“Demo”, questo il titolo del demo (scusate la ripetizione) è un breve album composto di sole tre tracce, due in inglese l’altra in lingua madre, nel quale i soli strumenti che compaiono sono la chitarra classica di Emppu, la tastiera di Toumas e la voce di una già preparata, anche se un poco acerba, Tarja. I tre pezzi si presentano tutti estremamente semplici e poco elaborati dal punto di vista melodico, ciò nonostante colpisce la carica emotiva che riescono a sprigionare grazie al loro saper essere particolarmente dirette e di immediata assimilazione.
“Nightwish” apre il demo con le atmosferiche e gelide tastiere di Toumas alle quali poi si lega la chitarra di Emppu che va a creare una melodia che si ripeterà poi per quasi tutta la durata della canzone: proprio questo senso di continuità e i tempi blandi marcano la volontà di creare momenti musicali particolarmente tristi; a tutto ciò va aggiunta la voce di Tarja estremamente passionale nell’interpretazione, ma anche la presenza, nei breaks strumentali dei flauti che contribuiscono ad “appesantire” il mood del pezzo. Da notare la presenza di quello che poi sarà il tema portante di “Beauty And The Beast” nel successivo album, ripreso proprio da questa track.
“The Forever Moments” continua sulla scia della precedente, dando però maggior risalto alla vocalist, attorno alla quale si creano delle melodie di gran classe, dalle quali traspare già quella voglia di far convivere musica classica, folk e qualche cosa che si avvicina al metal, pur non suonando ancora metal. Splendida la parte solistica di Holopainen che si dimostra grande compositore ed esecutore. Una minacciosa voce maschile apre l’ultimo pezzo del platter, ossia “Etiäinen”, che farà la sua comparsa anche su “Angels Fall First”, in questo caso in una versione leggermente diversa, che non si scosta di troppo da quella che poi comparirà sul debut album. Ottima la prova di tutti, con un applauso doveroso al lavoro di chitarra, pulito e virtuoso (si, virtuoso al 100%) anche se estremamente emozionale.
La band di si dimostra, anche se ancora un poco inesperta, capace di colpire l’ascoltatore, grazie ad una proposta musicale davvero convincente, che la farà diventare una macchina da denaro. Io li ho preferiti in questa veste più sincera e priva degli elementi più metallici, a voi ora l’ardua sentenza.
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