Indiscutibilmente i Nightwish ad oggi, 2011 anno del signore, non sono il gruppo fondamentale del metal del ventunesimo secolo; non sono, probabilmente, neppure il più importante. Sono tuttavia, senza ombra di dubbio, il gruppo metal più famoso al mondo, ed il loro successo ha una portata pazzesca, come non si vedeva da vent'anni, come accadeva ai tempi di Guns e Metallica, o quasi. E di questo bisogna dar merito a Tuomas Holopainen, che nonostante il successo non ha mai venduto la sua creatura, anzi, se possibile, l'ha via via allontanata dalle trame semplici degli inizi, dalla ricetta che permette a qualsiasi band, metal e no, di far presa su un grande pubblico: con il transitorio "Century Child" era comparsa l'orchestra, con l'imponente Once ci erano aggiunte superproduzioni ampollose e arrangiamenti imperiali, con un risultato scenografico sinfonico che nella musica leggera non ha precedenti. Questo possono i soldi. Dopo di che il cambio di cantante e la necessità di trovare nuove vie, l'esame "Dark Passion Play" superato a pieni voti, un disco ancora una volta mastodontico ed orchestrale, ancora una volta un concept ambizioso.

Ed ora, dopo l'ennesima attesa sfibrante, (terzo disco in otto anni, manco i Nightwish fossero una band sul viale del tramonto tipo gli U2) arriva l'ennesimo episodio ultra pompato e ultra ambizioso, "Imaginaerum", che questa volta si presenta come un album musicale unito ad un film omonimo. Qualcosa a metà strada tra i film alla the Wall e i musical veri e propri, sebbene, a detta di Holopainen, le canzoni saranno sempre interpretate dal gruppo finlandese, più fida orchestra a 500 elementi al seguito.  Gli attori non canteranno mai. Come si presenterà il film? Ora come ora non ha un'idea precisa neppure lo stesso Holopainen, il che è tutto dire. Si sa che tratterà di infanzia, sogni, incubi e arte. La solita roba direte voi, fan sfegatati.
Proprio così, la solita, ottima, roba. A cominciare dall'artwork, che proprio ottimo non è, miscuglio di nero azzurro e grigio, com'era già stato per "Once e Dark Passion Play", e ormai inizieremo a convincerci che i finnici stiano diventando daltonici.
Disco sul piatto ed ecco prendere forma un'oscura intro folk in lingua madre, che rapida sparisce e lascia spazio al primo singolo Storytelling e al suo ritornello assassino. Brano che al primo ascolto non dice nulla, ma al terzo già vince e straconvince, ci introduce alla nuova forma Nightwish, che cerca, seppure in parte, di lasciarsi dietro le atmosfere epico operistiche dell'era Tarja e svolta decisamente verso il musical. Anche Annette Olzon sembra cercare un suo nuovo stile in quest'episodio, con un cantato a filastrocca e un tono da musica disneyana. Dopo una più classica Ghost River eccoci davant all'interessante Slow Love Slow, lentissima e sonnolenta (tutt'altro che una ballad), sulla quale si stagliano le note di un sax da Jazz bar. Canzone dalla struttura interessante, cresce costantemente ed esplode per poi introdurci a I Want My Tears Back, molto probabilmente prossimo singolo in uscita. Sembra di essere tornati ai tempi di I Wish I Had An Angel, dato l'alternanza vocale maschile e femminile unita ad una melodia che non fa prigionieri. Vale a dire uno splendido e pseudo virtuoso assolo di violino che introduce un tono folk e fa venire in mente, a chi se la ricorda, Moondance. Con Scaretale si torna ad atmosfere operistiche tipo Dark Chest Of Wonders, mentre un break cinematografico in mezzo alla canzone ci ricorda che questa dovrebbe essere la colonna sonora di un musical. Ancora Annette si spinge su toni particolari, e denota come, purtroppo, la collaborazione dei Dimmu Borgir con Agnete Kjølsrud (ved Abrahadabra), non sia passata inosservata.

Intervallo strumentale di Arabesque, dai toni immancabilmente arabeggianti, prima di arrivare a Turn Lose Mermaids, ballad semplice nonostante la magniloquenza degli archi. Si noterà ancora, con Rest Calm e The Crow, The Owl And The Dove, la preponderanza di atmosfere celtiche e irlandesi, dovute alla collaborazione dei Nightwish con Troy Donockley, suonatore di suonatore di "uilleann pipes". Interessanti poi anche i cori di bambini sparsi qua e là. Veniamo al capitolo Song Of Myself che dall'alto dei suoi tredici minuti dovrebbe essere la summa di tutto il disco, mentre in realtà si interrompe al sesto minuto per lasciare spazio ad un monologo sullo stile di Beauty Of The Beast. Chiude infine Imaginaerum, panoramica orchestrale di tutto il disco.

Insomma, questa nuova prova ci conferma i Nightwish per una band estremamente matura e complessa, seppur non particolarmente profonda ed innovativa. Imaginareum prosegue molto da vicino il nuovo corso intrapreso con Dark Passion Play, virando tuttavia con molta decisione verso il musical e mescolando ancora di più diversi generi ed atmosfere. Se come me non apprezzate la lirica, e per lo stesso motivo non potevate soffrire la metà delle canzoni dei Nightwish con Tarja, Imaginareum vi conquisterà fin da subito. Se invece non siete affatto convinti della nuova cantante, date comunque una possibilità a quest'album, perché una band, anche se power gothic, non è semplicemente una voce con quattro musicisti (e un'orchestra) al seguito.

8,0

1. Taikatalvi
2. Storytime
3. Ghost River
4. Slow, Love, Slow
5. I Want My Tears Back
6. Scaretale
7. Arabesque
8. Turn Loose The Mermaids
9. Rest Calm
10. The Crow, The Owl And The Dove
11. Last Ride Of The Day
12. Song Of Myself
13. Imaginaerum

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