Passeggiamo con G e zzzzz per le strade di Stavanger. Incontriamo una statua metallica che rappresenta un uomo, o meglio: la forma di una persona, in piedi, sguardo (se ne avesse uno) fisso in avanti. Metallo patinato dalla ruggine. Camminiamo ancora e ne incontriamo un'altra, uguale alla prima. Poi un'altra, e un'altra ancora. Ce ne sono in ogni angolo.

G a Stavanger Illuminazione: qualche anno fa io queste statue le avevo già viste! Però stavano su una spiaggia, davanti al Mare di Norvegia, guardavano tutte nella stessa direzione, verso l'oceano aperto. Alcune erano piantate nella sabbia fino alla vita, altre invece erano in piedi sul bagnasciuga. Alcune si spingevano persino dentro l'acqua. Un tratto dell'immensa spiaggia di Stavanger ne era pieno.
Un'installazione artistica in occasione di non ricordo più quale evento.

E comunque, tra quella volta e questa, le statue le avevo riviste. Senza riconoscerle subito. A casa di Giuà, a Berlino, sulla copertina di un cd che ci aveva fatto ascoltare durante il viaggio. E che ci stava facendo ascoltare ancora.

Un trombettista norvegese del quale avevo sentito parlare, e del quale avevo forse sentito qualche cosetta, così, distrattamente... ci voleva l'entusiasmo di Giuà per farmelo, finalmente, notare. E per fortuna l'ha fatto (grazie Giuà!), perché adesso, proprio mentre scrivo, lo ascolto e mi chiedo come diavolo abbia fatto a vivere senza, fino a ieri.

Ho avuto la fortuna di vedere (e soprattutto sentire) Miles Davis dal vivo, a Milano, poco prima che morisse.
Nils Petter Molvær, classe 1960, deve in qualche modo averne ereditato l'anima. O se non altro il genio (e hai detto poco!). E, ispirandosi anche a Brian Eno, la capacità di assorbire suoni ed atmosfere da tutto lo spettro udibile, rielaborarli, schiacciarli nei tre tasti della tromba e servirceli su un piatto di ghiaccio cristallino.

Ai più spaventati dal jazz questo artista può forse fornire l'ispirazione per avventurarsi in un mondo nuovo. Per i puristi del jazz, invece, Nils Petter Molvær rappresenta un sassolino nella scarpa che, però, ha il futuro dalla propria parte.

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