The importance of being Nina Hagen: curiosità, stravaganze ed altre meravigliose anomalie, capitolo IV.
Considerate i dischi di Joss Stone e Michael Bublè nient'altro che zozzerie da autogrill, l'algida e perfettina Diana Krall vi fa calare la palpebra dopo 10 minuti scarsi ma avete un debole per il revival? Volete sentire le sonorità di ieri riprendere vita, vibrare di emozioni e di colori piuttosto che propinate scolasticamente da interpreti senz'anima stile temino di terza elementare? Ebbene si, Nina Hagen ha una soluzione anche per voi inguaribili nostalgici, e che soluzione aggiungo io, "Big band Explosion": un disco di puro entertainment e di assoluto carisma interpretativo. Vecchi classici jazz, blues e swing letteralmente passati all'elettroshock dalle portentose corde vocali dell'ex enfant prodige del pop made in DDR ed ex NDW Konigin. Un album spensierato e sensuale al tempo stesso, antidepressivo naturale e cabaret goffo ed elagante.
Realizzato in collaborazione con la Leipzig Big Band, una piccola "orchestrina" specializzata in questo genere di sonorità, "Big Band Explosion" è un album assolutamente tradizionale per quanto riguarda la strumentazione: ottoni e pianoforte, pochissimo altro, riproposizioni fedeli, perchè ciò che è già bello in origine non ha bisogno di chissà quali stravolgimenti, le interpretazioni di Nina abbastano e avanzano. Immaginatela nella sua versione più calda e sensuale, fatele cantare un testo come "Let me entertain you, let me make you smile, let me do a few tricks, some old and then some new tricks, I am very versatile, and if you're real good I'll make you feel good, I want your spirit to climb, so let me entertain you and we'll have a real good time" e sentirete un piccolo brividino salirvi su per la schiena, vi si stamperà in faccia un sorrisetto estatico e un po' idiota e la vostra testa sarà magicamente svuotata. Nina Hagen dispensa interpretazioni favolose, a modo suo, senza mai andare troppo per il sottile, in "Rhytm & Romance" aggredisce le R come uno sciatore con i paletti di uno slalom, la sua voce va su di giri e diventa magicamente "nera" nella travolgente "Sugar Blues" e nell'agrodolce "If You Ever Should Leave", usa tanto la sciabola quanto il fioretto, ammaliando l'ascoltatore con melodie evergreen come "Love & Kisses", "All Over Nothing @ All" e "I Want To Be Happy", energica, soave ed imprevedibile, spettacolare come i giochi d'acqua della fontana del Caesar's Palace di Las vegas.
"Somewhere Over The Rainbow", la canzone più abusata e maltrattata della storia insieme ad "Hallelujah" non sarà più la stessa dopo averla sentita cantare dalla Diva Nina, sexy ed elegante, non melliflua e piagnucolosa come le dozzine di interpretazioni mediocri succedutesi negli anni ed un altro classico intramontabile come "Fever" fa bella mostra di sè con la sua carica blues felina e sensuale, ma a dominare veramente la scena, rappresentando alla perfezione l'attitudine briosa e take-it-easy di "Big Band Explosion" sono due episodi in particolare, ovvero "The Lady Loves Me" e "Let's Call The Whole Thing Off". Nina duetta con il marito Lucas Alexander, un tizio buffo e paffutello, che incarna la parodia del classico crooner piacione d'antan con la sua voce baritonale ed impostatissima, una controparte perfetta per queste due esilaranti performances che ritraggono splendidamente un imbarazzante tentativo di flirt e quindi l'esilarante parodia delle differenze "profonde" tra marito e moglie, proprio prima di far calare il sipario con le languide note di "Starlit Hour".
Quelle rare volte che, per masochismo o per casualità, mi capita di sentire un singolo di qualche nuovo nome del mainstream contemporaneo, con quelle rivoltanti vocette efebiche e lamentose in semi-falsetto e quelle sonorità dolciastre/marcescenti penso a Nina Hagen e penso soprattutto a questo disco: "Ma vi pare il modo di cantare, razza di fighette che non siete altro, guardate questa Donna che con roba vecchia di sessant'anni minimo, senza i trucchetti del produttore all'ultimo grido della situazione spacca il culo mille volte più di voi, e poi andate a nascondervi, braccia rubate all'agricoltura che non siete altro!", ma questo è solo un pensiero a posteriori, non legato all'ascolto del disco, un mio escamotage per chiudere la recensione, anche perchè pensare a Coldplay e ciofeghe assortite ascoltando questo autentico concentrato di awesomeness griffato Nina Hagen denoterebbe un notevole tasso di rincoglionimento; di fatto questo disco non ti fa pensare proprio a niente, solo e soltanto divertire, proprio per questo è così bello, se proprio devo trovargli un difetto è che in un contesto del genere ci sarebbero state divinamente un paio di canzoni come "That's Amore" e "The Great Pretender", quest'ultima magari come chiusura delle danze ma non si può avere tutto dalla vita, e purtroppo neanche da Nina Hagen.
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