Ahhh, Nina Simone, quella brutta, brutta donna con una magnifica voce d'angelo, strapazzata sul suo piano a portarci in deliquio nota dopo nota. Scelsi questa raccolta perché mi serviva un suo disco per un viaggio e dopo una carrellata allo scaffale del caro negozio "Psycho" gettai l'occhio sul volto che appariva nell'angolo della copertina: ma quella è Dianne Reeves!!! E chi è Dianne Reeves? Beh ovviamente non lo so, ma i due attempati commessi di "Psycho" mi dissero che trattasi di fondamentale jazz singer dei nostri tempi... ah beh... allora tornai a casa, alla faccia della consecutio temporis e infilai il cd nel lettore.

Dopo un primo brano di sola voce che si sfila maestoso come una messa ecco il capolavoro, il brano che mi ha fatto ballare e sudare di passione: "Four Women", semplicemente un piccolo pizzo prezioso fatto con amore tra le cosce di una contadina del Missisippi. Un battito cardiaco lento e sontuoso accompagna i pochi accordi del brano che potrebbe far parte di un disco dei Bad Seeds, o di Scott Walker... pura estasi musicale e sensualità ad affogo immediato. Gioia per le mie orecchie sterili... perché cercare vibrazioni moderne se il passato racchiude gioielli tanto preziosi? Mah... Ed ecco "Wild Is The Wind", la fosca e tonante voce di Nina ricopre la marea degli strumenti: eccezionale. "Don't Smoke in Bed" oltre a denunciare un'usanza screanzata porta uno standard classico alle sue estreme conseguenze: pause e sussulti di piano e voce ti fanno assopire (nel senso buono ovviamente); l'ascolto è consigliato immersi nella propria vasca da bagno con un Martini in mano e la propria donna che vi massaggia la schiena seguendo incerta i vocalizzi della Dea Nera. Indubbiamente viene da pensare, molto piacevolmente direi, ad Antony e i suoi Johnsons che molto hanno imparato da questa grande interprete/autrice e che hanno saputo rielaborare questo linguaggio in chiave più contemporanea e "pop". "Lilac Wine" è il brano che Jeff Buckley riprese in "Grace": canzone classica nel vero e profondo senso del termine, commovente nel testo e nella musica, impreziosita da accenni lievi di percussione ed archi... con una voce potente e una tecnica pianistica poderosa a dare man forte. Tutte le grandi interpreti femminili hanno imparato da questa immensa donna che con una ridda di impressionanti pezzi: "Don't Explain" (Damien Rice, remember?) "Be My Husband" (il già citato Antony) "If I Should Lose You" ci impartisce una lezione di musica nera da tenere nel cassetto dei ricordi preziosi finché la morte non ci impedirà di ascoltare più musica... forse, chissà.

Carico i commenti...  con calma