"Grazie a Nina Simone per lo spirito guerriero, Alton Ellis e i brividi del suo bel canto, Otis Redding per ogni nota che ha cantato..."
Una ragazza cosmopolita, con un adolescenza divisa tra Italia, Irlanda e Stati Uniti, capace di far propria una parte della cultura di ogni luogo che l'ha ospitata. Dalla sua terra madre prende atmosfere e musicalità del canzoniere anni '60, dall'Irlanda (dove trascorre l'infanzia) impara a destreggiarsi nel binomio linguistico italiano-inglese, elemento che si rivelerà caratteristico nel suo canto; infine gli Stati Uniti, la tappa più importante per la sua formazione musicale, dove fa sue certe sonorità soul e rhythm&blues. Nonostante suoni in pubblico da oltre un decennio, arriva al contratto discografico soltanto nel 2010, sulla scia del successo riscontrato da una manciata di singoli pubblicati un anno prima: su tutti "50mila", cantata in coppia con l'amico Giuliano Palma, al cui successo ha contribuito la scelta del regista turco Ozpetek di inserirla nella colonna sonora del film "Mine Vaganti". E' così che l'ormai ventisettenne Maria Chiara Fraschetta si presenta al grande pubblico come Nina Zilli, pagando tributo alla celebre Nina Simone affiancando il suo nome al cognome della madre.
Preceduto dalla apparizione Sanremese, dove la cantante ottiene i premi non legati all'ottusità del televoto, il 19 febbraio esce "Sempre Lontano". Il disco raccoglie i singoli usciti nel corso del 2009, con l'aggiunta di una manciata di altre composizioni a completare il quadro: viene fuori un album grondante di un soul ora sporcato di R&B ora di reggae, dominato dalla voce potente ed intensa di Nina.
Dodici i brani in scaletta, perlopiù incentrati sul tema dell'amore, che vanno dal rhythm&blues puro di "Il paradiso", al reggae di "Penelope", registrata insieme agli Smoke, il tutto condito da qualche ballata, come "C'era una volta" e la Sanremese "L'uomo che amava le donne". Spuntano ancora il remake di "You Can't Hurry Love", storico hit delle Supremes riproposto in italiano in tutta la sua frizzantezza, e "No Pressure", incursione nella lingua della terra d'Albione. Musicalmente colpisce la produzione della stessa Zilli coadiuvata in seconda battuta da Carlo Rossi e Jeeba, che vanno a creare una compatta atmosfera basata innanzitutto sulla pienezza e profondità del suono prodotto dalla sezione ritmica, impreziosita dai continui interventi dei fiati, dagli archi vellutati e dall'organo hammond, come si conviene nella miglior tradizione soul.
Non è certamente un disco perfetto, alcune canzoni potevano essere limate e la cantante piacentina non si inventa niente di nuovo: come una brava cuoca utilizza ingredienti noti per cucinare una pietanza già gustata, ma li amalgama così bene da invogliare a un altra porzione.
Se avete 11 euro da spendere per un disco, puntate su questa ventata d'aria fresca: potreste riscoprire il piacere di acquistare un album sulla scia di una canzone senza conoscerne l'intero contenuto.
E in questo caso le vostre attese non verranno disilluse.
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