Per quanto riguarda i miei gusti personali, difficilmente anzi raramente, sono propensa a considerare ed accettare tutto ciò che si genera sotto il nome "Remix" perché lo considero uno "storpiamento in natura" di un Album che viene concepito con una ben precisa ed unica realizzazione, e come tale dovrebbe rimanere nel tempo, ma per la prima volta mi accingo a fare una considerevole e degna eccezione. Ben sperante e nell'attesa della nascita di una nuova creatura tutta da scoprire e cullare, il trio 9H, Sylvian, Jansen e Friedman potevano offrirci un perfetto e leggiadro intervallo, migliore di questo? Direi proprio di no.

L'esordio: alteramente ci hanno donato "Snow Borne Sorrow" dove le impostazioni base gravitavano ancora intorno a quel mistico e incontaminato pianeta chiamato "Sylvian", una perenne creatura lontana anni luce dalla banalità terrena, sempre circondata dai suoi onnipresenti satelliti (for example Sakamoto) e fulcro collettivo, che mantengono sempre vivo e incandescente questo prestigioso pianeta.

L'intermezzo: allietante "Money For All" dove sorprendentemente Sylvian, come una calamita bipolare, attrae alla sua fonte la complicità Friedman e Jansen portandolo ad una totale "fusione cosmica", saturo d'accurati particolari, un'esplorazione sonora di gran lunga superiore più profonda ed affascinate di "Snow Borne Sorrow", di elevato spessore ed eleganza, un mini-Album tanto solare quanto crepuscolare, dove le piste si miscelano tra uno stile jazz più marcato e un'elettronica più evidenziata e molta libertà orchestrale, mentre la voce di Stina Nordenstam, senza nulla togliere a Sylvian, con grazia e savoir faire tiene volutamente testa, viaggiando sulla stessa linea di demarcazione dall'esordio.

Otto tracce, tre inediti, quattro Remix, "Birds Sing For Their Lives" bonus-track (de)-liberata precedentemente soltanto in Giappone e la doppia versione title track "Money For All" e "Get The Bell Out" (inedito & remix).

"Money For All" impregnata di seduzione e sensualità, piacevole un'inconsueta armonica - "Get The Hell Out" punto principale e straordinario ed è il ritornello di archi che va a contaminare una combattente zona elettronica - "The Banality Of Evil" molto più barocco dell'originale - "Wonderful World" Jazz e Stina no limits - "Birds Sing For Their Lives" traccia impregnata di dolore e libertà, ancora una volta una straordinaria Stina - "Serotonin" un ricordo dei Japan - "Money For All" molto più ambientale della precedente - "Get The Hell Out" la versione che amo di più di tutto l'Album, è come sentire un brano dei No Man a voce Sylvian.

In ogni successivo progetto, David Sylvian, e questa volta è fondamentale echeggiare onorevolmente i suoi fondamentali satelliti, riescono sempre a stupire e difficilmente, se non raramente a deludere.

Per questa inaspettata, innocente, ma salutare scappatella, lascio a voi la piena libertà di esprimere un giudizio, non tralasciando in primis, che è sempre una questione di punti di vista differenti e plausibili.

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