In diverse occasioni ti hanno definito l'uomo che ha reso l'industrial ascoltabile per il pubblico pop. È vero, o lo consideri limitante?
«È un'etichetta di cui sono stato molto fiero per un po'. Di molti gruppi con cui sono cresciuto, Cabaret Voltaire, Throbbing Gristle, Coil, Ministry, Skinnypuppy, Test Dept, i Neubaten, apprezzavo il suono, l'aggressività e il fatto che non fosse musica rock per chitarre, come certo metal. Non mi sono messo a pensare a un modo per prendere quelle cose e inserirle in un contesto pop. Quando ho cominciato a scrivere musica, mi sono reso conto che avevo i ritornelli dentro di me. Cominciando a scrivere canzoni, ho preso gli elementi che mi piacevano dalla musica che preferivo, ma avevo ereditato anche il rispetto per la melodia e il contenuto dei testi. Così, quello che ne è uscito sono canzoni pop arrangiate in modo più duro ed elettronico. Penso che questo abbia generato una nuova ondata di gruppi e di etichette discografiche in America. Per me comunque, si possono definire industrial cose come i Throbbing Gristle, musica più sperimentale e rumorosa.» Trent Reznor

In una ipotetica dialettica hegeliana in cui la melodia classica fosse tesi e la destrutturazione operata dall'industrial antitesi, Trent Reznor sarebbe la giusta sintesi (e per una corretta interpretazione del termine, in caso ve ne fosse bisogno, vi rimando al manuale di filosofia Abbagnano\Fornero :D)...  la musica che esce da questa mente supera il conflitto conciliando la verità di entrambi gli opposti ad un livello superiore.
Diventare consapevoli di quanto ho appena detto dipende dalla sensibilità dell'ascoltatore che può rendersene conto in questo "Pretty Hate Machine" dove gli echi degli ascolti giovanili sono sicuramente più evidenti che nell'ultimo halo dove la riflessione risulta facilitata dal sound prevalentemente "meditativo".

Le prime quattro canzoni che incontriamo, se escludiamo "Down In It", possono essere elette a manifesto di ciò che mi ha colpito di più ascoltando i NIN: l'intelligente e personalissimo stile nell'interpretare suoni e ritmi tipicamente industrial, l'incredibile capacità di creare melodie straordinariamente emotive senza il minimo utilizzo di una chitarra, i temi della corruzione dell'animo umano, del mondo e in particolare dell'amore. Amore visto dall'alto in basso come in "Something I Can Never Have" in cui il disprezzo e il materialismo sono i temi portanti:
"I just want something. | I just want something I can never have | I just want something I can never have | think I know what you meant. | That night on my bed. | Still picking at this scab | I wish you were dead. | You sweet and perry ellis. | Just stains on my sheets" e amore visto con impotenza come in "Sanctified":
"Heaven's just a rumor she'll dispel | As she walks me through the nicest parts of hell. | I still dream of lips | Never should have never kissed. | Well she knows exactly what I can't resist | I'm just caught up in another of her spells. | She's turning me into someone else. | Everyday I hope and pray this will end. | But when I can I do it all again."
Quasi tutto l'album si svolge attorno a questo tema ma i toni e i testi diventano più doloranti, malati e alienati. Alienazione nei confronti di Dio in cui "l'uomo" ha riposto (o per meglio dire alienato) tutto se stesso "Hey God, there's nothing left for me to hide. | I lost my ignorance, security and pride. | I'm all alone in a world you must despise. | Hey God, I believed that promises, your promises and lies" è il tema di "Terrible Lie" che è forse la canzone che amo di più in questo album.

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