L'anno scorso, a sette anni di distanza dal precedente lavoro, The Fragile, è uscito il nuovo album della band capitanata da Trent Reznor, uscito da poco da una lotta contro la disintossicazione da sostanze stupefacenti. L'album ne ha un po' risentito, si sente infatti meno cattiveria a livello di testi, che si fanno leggermente più introspettivi. La componente elettronica cambia funzione nell'album che passa da struttura di base della musica a veicolo dei suoni; infatti la drum machine e il sintetizzatore sono stati sostituiti da Dave Grohl (batteria) e Jeordie White (basso), per rendere il suono più verosimile (nonostante l'uso del computer sia ovviamente compreso); l'album è quindi una conferma dell'abilità di Reznor di fondere il metal con l'elettronica nel genere definito "industrial", che ha influenzato decine di band degli anni novanta. È quindi questo un bell'album, anche se distante dal capolavoro che fu The Downward Spiral.
Il primo pezzo, All The Love In The World, è un pezzo elettronico molto introspettivo e malinconico, che viene purtroppo spezzato da un finale agitato che trovo inadeguato; la bella You Know What You Are? introduce la classica cattiveria di Reznor, con distorsioni e synth trasportanti e una batteria molto potente, quasi crudele. The Collector, un altro pezzo martellante, risulta un pezzo rock/metal alla Muse, coordinato da synth che danno quel classico retrogusto Nine Inch Nails impossibile da dimenticare. The Hand That Feeds è il singolo, un pezzo da radio, però molto coinvolgente; la canzone ha un ritmo quasi dance ma resta sui livelli complessivamente sui livelli dell'album nonostante sia chiaramente studiato come singolo per indurre all'acquisto dell'album. La successiva, Love Is Not Enough, è un pezzo molto scuro, con sonorità quasi apocalittiche, addolcite da una distorsione pesante ma al contempo riflessiva, e dalla sempreverde voce di Reznor. Every Day Is Exactly The Same è una ballata infarcita di melodie tanto introspettive quanto efficaci, un pezzo quasi triste però molto trascinante. With Teeth, che dà il nome all'album, è il classico pezzo Nine Inch Nails riadattato nel nuovo stile più involuto e timido, sfociando in un ritmo che possiamo definire tribale contornato da distorsioni impazzite, che una volta scomparse con un intermezzo di pianoforte riattaccano ancora più pazze e devastanti. Only è forse la canzone più bella dell'album: il pezzo, alquanto commerciale (per questo fatto singolo) è una mistura di elettronica, industrial tipico dei NIN, techno-metal alla Prodigy e funk anni '80, con elementi che in un modo o nell'altro la faranno amare a chiuque. Getting Smaller, un pezzo con dei giretti di chitarra piuttosto intelligenti, connette con professionalità la pazzia dei Nine Inch Nails, le fuorvianti distorsioni, la cattiveria generale della band e l'estrema precisione di Grohl alla batteria. Sunspots, con ritornello in falsetto, è un altra ballad elettronica molto introversa, quasi chiusa in un viaggio alla scoperta della mente di Trent; il basso, i synth e la voce formano qui un unico organo melodico che crea un'atmosfera particolare, veramente apprezzabile. L'undicesimo brano, The Line Begins To Blur, come la successiva Beside You In Time, sono pezzi abbastanza cattivi, con sonorità ricercate in cui si nota la capacità di Trent di coniugare gli elementi industrial con la nuova melodia, ottenendo risultati sempre buoni e mai noiosi. La prima è un pezzo dominato da suoni che lacerano l'udito, prima di immettersi in una melodia di rara bellezza; la seconda è un tunnel psichedelico che regala all'ascoltatore quel non so che di particolare che Trent è riuscito a mettere, con la maturazione musicale di 16 anni di carriera, nella sua rinomata musica. La traccia finale, Right Where It Belongs, è un pezzo calmissimo, molto "viaggioso", con un testo veramente splendido, in cui il piano unito ai synth distorti che aumentano di intensità fino alla fine dei 5:04 di durata, conclude un album veramente degno della grandezza di Reznor.
Alla fine questo album è la conferma di come Reznor sia musicalmente un grande compositore, e di come abbia saputo portare avanti per più di 15 anni un genere che lui ha praticamente inventato senza uscire mai di strada. Questo album, per quanto sia stato in parte dissacrato dalla critica che lo definisce come la svolta commerciale dell'ennesima band da buttare, contiene tante influenze commerciali quante innovazioni, il che non guasta perché il nuovo materiale sembra davvero funzionare alla grande. Un album consigliato.
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