Premetto affermando la mia totale ignoranza in fatto di stesura di recensioni e di grammatica basilare.
Perdonatemi.
Bleach è un disco terribile.
Consiste in un cammino che ci induce a resettare la nosta coscienza-conoscenza musicale, un "buco", parafrasando Christiane F. e Kubrick, di ultraviolenza e di amore trascendente, di pianto e di riso, di volontà deambulatoria e immobilismo dell'anima.
Tremori, passioni e illusioni. Dolci illusioni, dopotutto.
Un atto di fede verso una certa musica, una presa di coscienza, espressione di una denuncia totale della società tecnocratica, dell'usa e getta, valido per le macchine fotografiche da discount come per il Pensiero umano, delle contraddizioni di un mondo che ha riposto troppa fiducia nel capitalismo (senza intendere Bleach quale un manifesto marxista, ovviamente). O forse il contrario: chi può dirlo, di fronte a un capolavoro di tale portata?
Fatto sta che questo disco non solo ha creato il grunge (perchè, ne sono convinto, nè i Pixies nè i Green River sono stati il grunge, almeno dal punto di vista di un torinese del 2007), ma ha formato parte di ciò che attualmente sono, o credo di essere.
Ero un giovane quindicenne amante e sostenitore del brit, del nu-punk, di bugiardi benvestiti e, sebbene l'apparenza talvolta candidamente minacciosa, benpensanti. Capitai in un negozio qualsiasi di una qualsiasi via che mi sia ritrovato a percorrere, con l'intenzione di farmi un altro giro sul carrozzone dorato dello showbiz, foriero di notorietà e di groove (!).Magari il secondo disco dei Franz Ferdinand, o l'ultimo live dei Green Day.Qualcuno, probabilmente dall'alto, forse quella superba entità che ha infuso negli anni '50 il soffio del rock'n'roll in pochi, grandissimi eletti, modificò il corso degli eventi.
Mi ritrovai, ore dopo, con quel cd in mano, nel tentativo di riporlo nella custodia dopo l'ascolto. Mi dovetti sedere, capo e quadricipiti pulsanti, scariche elettriche a livello epidermico, continue sedute di centrifuga nel mio povero cranio. Tutto era chiaro. Era palese che la sicurezza non è di questo mondo, se non di quel Dio/dio che ho sempre ignorato e ora comincio ad apprezzare, in questa esiodea età dell'argento. Per un attimo mi sentti partecipe di un movimento estremamente mainacciato dal germe pop. In quel momento compresi il rock e riposi nello scantinato i dogmi stantii dei vari Giorgio Aiuola, dei Cavalieri, dei Professori, della retorica e della conseguente demagogia.
Da quel giorno non ho che trovato risposte incomplete, false, comode; il punto è che da quel giorno cominciai a chiedermi: perchè? Sebbene sapessi in quale abisso mi sarei gettato, volendo capire qualcosa. La natura animale è insita nell'umanità, non capiremo mai niente.
Ma non ho smesso di cercare: risposte, oggetti,strumenti, persone, un altro Bleach, che mi possano aiutare a capire, che mi possano far sentire come quel giorno.
La musica non è tutto, il rock non è tutto, il grunge non è tutto, i Nirvana non sono tutto. Quest'ultimo però è qualcosa.
Cobain mi/ci ha mostrato quella sfera di luce che irradia rabbia ed empatia, sofferenza e calore, la sua e la nostra anima.
E' stato un uomo
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