Nel gennaio 1988 un certo Kurt Cobain prenota a nome del suo gruppo una sala di registrazione ai Reciprocal Studios di Seattle, dove lavora il produttore Jack Endino. "Mi telefonò questo gruppo sbucato dal nulla." ricorda Endino "Vogliamo venire a registrare un po' di canzoni, dissero". Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe diventato quel "gruppo sbucato dal nulla" in meno di tre anni.
Composto dal leader/cantante/chitarrista Kurt Cobain, dal bassista Chris Novoselic e dal batterista Dale Crover, il trio non ha ancora un nome definitivo all'epoca. Il giorno stabilito registra una decina di canzoni, ringrazia, saluta e non si fa più sentire per cinque mesi. A giugno entra di nuovo in sala di registrazione con qualche assestamento: il nome è stato scelto, Nirvana, e il batterista ora è Chad Channing. Registra una sola canzone che sarà il loro primo singolo, "Love Buzz", una cover degli Shoking Blue, pubblicato poco dopo dall'etichetta Sub Pop. La leggenda dei Nirvana è cominciata. Cobain però ha abbastanza materiale per poter realizzare un album, e così i Nirvana tornano in studio per sei sedute di registrazione tra la vigilia di Natale del 1988 e il 24 gennaio 1989. È soprattutto da queste sedute (solo tre brani verranno recuperati dalle precedenti) che vedrà la luce "Bleach" (candeggina), il primo album del gruppo, pubblicato nel giugno 1989 sempre dalla Sub Pop. "Bleach" è un album dal sound grezzo, sporco, spigoloso, graffiante, ostile, teso, nervoso. Niente a che vedere con i lavori successivi. È anche un disco che ci mostra un Kurt Cobain diverso, che è sì frustato e condizionato dal difficile rapporto con i genitori, ma che è solo un ragazzo di 21 anni ancora lontano da quel vortice di pazzia e droga che lo risucchierà successivamente e da cui non riuscirà più a liberarsi. Le canzoni evidenziano una vena di compositore ancora un po' acerba e non sfruttata del tutto, ma non per questo meno efficace e produttiva. Basti pensare a episodi brillanti come "School" o "About A Girl". Parte di questa "acerbità" è dovuta in parte anche al fatto che Cobain trascura ancora molto i testi: di solito sono pochi versi ripetuti più volte (come in "School", "About A Girl", "Scoff" o "Swap Meet"), per gran parte scritti la notte prima di registrare le canzoni. "Allora ci interessava solo la musica" ricorderà successivamente lo stesso Cobain. E sotto questo aspetto "Bleach" non delude assolutamente. I pesanti e ossessivi riff di chitarra di "Blew" e "Floyd The Barber", la frenetica aggressività di "Negative Creep", "School" e "Mr. Moustache", la chitarra pungente di "Scoff", il riff semipsichedelico di "Love Buzz", il pop rock di "About A Girl", la lenta e viscida "Paper Cuts", l'alternanza strofa sommessa/ritornello urlato e lo schizofrenico ritmo di "Downer" e le urla di Cobain sono le caratteristiche che rendono "Bleach" un album atipico, insolito, una piccola gemma troppo spesso trascurata.
L'unico difetto del disco è che è un po' troppo ripetitivo. Sarebbe stato meglio ridurre il numero delle canzoni di due o tre unità: verso la fine dell'album infatti l'ascoltatore medio può risultare un po' stanco del passo ponderoso e sofferto delle composizioni che caratterizza "Bleach". Quest'unica pecca però non va a danneggiare sensibilmente il valore di un album che ha da dire molto di più di quel poco che è stato detto su di lui. Tuttavia è probabile che il sound di "Bleach" fosse quello che Cobain aveva pensato per i Nirvana: tuttavia per vari motivi in seguito non si proseguì più su questa strada e questo discorso musicale non venne più ripreso. Concludendo, "Bleach" può risultare un lavoro difficile da assimilare, specie per quelli che prediligono il suono "pulito" e il punk pop di "Nevermind"; è però un album pieno di spunti e interessante pensato in chiave punk metal, e dal suono massiccio e vischioso (grunge, insomma!); un ottimo preludio per il terremoto (musicale e non) che si scatenerà dopo.
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