In un mondo musicale che acclama “Nevermind” quale manifesto di una nuova epoca del rock, il primo ad apporsi a tale successo è il suo stesso creatore, Kurt Cobain. Un anno dopo il botto (1992), la band vuole far ricredere i fan dell’ultima ora presentando loro il sound punkeggiante e irriverente dei primi Nirvana, quelli dei primi demo distribuiti alle case discografiche e di Bleach. E lo fa con questa raccolta dal titolo emblematico e, nello stile di Cobain, denso di significati: “Incesticide”. Incesticidio, ovvero uccisione dell’incesto. Tradotto, distruzione del rapporto illegittimo tra passato e presente.


Oltre a pezzi dei primissimi Nirvana, risalenti addirittura al 1988, quali “Aero Zeppelin”, “Downer”, “Hairspray Queen”, “Mexican Seafood”, che evidenziano una sezione ritmica a tratti frastornante, da pogo puro, corroborati da una chitarra elettrica distorta al limite e un Cobain impareggiabile, si trovano tre cover (due molto allegre dei Vasellines - “Molly’s Lips” e ”Son Of A Gun” - e una dei Devo - “Turnaround”) e molti dei brani precedentemente usciti con i vari singoli e EP (“Dive”, “Sliver”, “Stain”, “Beeswax”, “Been A Son”, “Aneurysm”). Gli unici inediti sono la conturbante “Big Long Now” e una riedizione di “Polly” che può essere considerata l’emblema del taglio con “Nevermind” (un successo del capolavoro che viene snaturato in chiave punk).


Una raccolta per veri fan.

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